Argentina tra rottura e continuità

Una manifestazione dei familiari dei “desaparecidos”

di Marco Consolo – Liberazione 14  Agosto 2003

La fine dell’impunità per i responsabili dei crimini durante le dittature è un fatto di portata storica che non può essere sottovalutato. Il neo-presidente Kirchner mantiene su questo versante le promesse fatte in campagna elettorale. E non è poco.

 

La transizione argentina ha avuto un protagonista importante nel movimento sociale che, a partire dalle grandi mobilitazioni del Dicembre 2001, ha chiesto un cambiamento sociale ed economico. La capacità di ampliare la mobilitazione al di fuori della capitale, di costruire alleanze con settori della classe media è stato un fattore determinante per la nuova geografia politica del paese.

 

Certo non si trattava di una “situazione pre-rivoluzionaria” come qualcuno, anche da noi, si è affrettato a scrivere. Ma questa nuova energia data dal conflitto sociale ha portato il peronista Kirchner alla presidenza, con il più basso astensionismo della storia recente. Le aspettative sono enormi e sarebbe un errore madornale non tenerne conto.

 

Ma sono anche altri i fattori da considerare.

 

Innanzitutto le prossime elezioni che dovranno rinnovare importanti amministrazioni locali, a cominciare da Buenos Aires. Un test vitale per il peronismo in versione Kirchner.

 

Il nuovo governo è poi alla ricerca di una tregua sul versante economico-sociale, il suo tallone d’Achille. A partire da queste misure nel campo dei diritti umani, tema particolarmente sensibile, si tratta di estendere quindi il consenso a tutto campo.

 

Ed al di là delle dichiarazioni, le misure economiche del nuovo governo sembrano ancora risentire della pesante influenza del Fondo Monetario Internazionale.

 

Così come sono tutte da verificare le timide aperture al rafforzamento del Mercosur, e una possibile opposizione al progetto a stelle e a strisce dell’Area di Libero Commercio delle Americhe (Alca).

 

Certo, la nomina di un “ex-montonero” come Rafael Bielsa a Ministro degli Esteri e le aperture verso Cuba, il Venezuela di Chavez ed il Brasile di Lula aprono spiragli contraddittori. Ma lo stesso Bielsa, ha recentemente confermato la continuità delle imponenti manovre militari congiunte in Argentina con il comando delle truppe statunitensi, manovre che hanno l’obiettivo di un possibile intervento multinazionale in un “paese dove sia minacciata la democrazia” (Colombia? Venezuela?).

 

Contraddizioni e continuismo sembrano quindi i tratti salienti della fase argentina che cerca di ristrutturare il nuovo blocco di potere.

 

Un peronismo “ripulito” dalle facce più impresentabili (Menem, Cavallo) può essere uno degli obiettivi del neo-presidente. Di certo, nessuna profonda trasformazione è possibile senza rompere il vecchio blocco di potere “giustizialista”, le cui responsabilità nel degrado sociale, economico e culturale di un grande paese, sono sotto gli occhi di tutti.