«Ci battiamo perché riprenda la trattativa»

di Marco Consolo – Liberazione 13-11-2001

Manifestazione di lavoratori della CUT

Bogotà – nostro servizio

 

Lo scorso fine settimana si è aperto a Bogotà il 18°congresso del Pc colombiano. Un partito fondato nel 1930 e che ha pagato un costo enorme di vite umane.

 

Un dato per tutti. La Commissione Interamericana per i Diritti Umani, organismo  dell’Organizzazione degli Stati Americani (Oea) ha iniziato un processo nei confronti dello Stato colombiano accusato di “genocidio político” nei confronti dell’Uniòn Patriótica, un’alleanza elettorale creata nel 1985, in base agli accordi di pace de “La Uribe”. Ad oggi sono più di 4.500 gli assassinati tra militanti e dirigenti, tra cui due candidati a presidente, quattro senatori, e cinque deputati.  Il luogo del congresso non è stato reso pubblico per ragioni di sicurezza, anche se il giorno prima una manifestazione con quasi 2000 persone ne annunciava l’apertura.

Sulla situazione che vive oggi la Colombia e le battaglie che portano avanti i comunisti colombiani abbiamo intervistato Miguel Gonzalez, responsabile esteri del partito.

 

Sono davvero impressionanti le misure di sicurezza del Congresso. Qual è la situazione nelle regioni e quali sono le prospettive?

 

Ci battiamo per mantenere una presenza nazionale, anche se siamo stati duramente colpiti. Sono 375 i delegati presenti, ma alcuni non sono potuti arrivare perché i paramilitari organizzano apertamente posti di blocco con la complicità delle forze armate. Molti hanno dovuto affrontare una vera e propria odissea per arrivare a Bogotà ed alcuni delegati sono stati assassinati nel corso di questi mesi.

Sul versante sindacale, dall’inizio dell’anno, sono 126 i sindacalisti assassinati dagli  squadroni della morte con un’impunità praticamente totale.

 

A marzo ci saranno le elezioni politiche ed a maggio quelle per la presidenza. Qual è la posizione del partito?

 

Parteciperemo alla prossima campagna elettorale con il “Fronte Sociale e Politico”, un’alleanza tra diverse forze di sinistra e democratiche con la candidatura presidenziale di Luis Eduardo Garzon, ex presidente della Cut, “Centrale Unitaria dei Lavoratori”.

 

Qual è la vostra posizione sulle attuali difficoltà del processo di pace tra le Farc ed il governo?

 

Occorre ripartire dal recente documento elaborato dalla “Commissione dei Notabili”. Innanzitutto con la ripresa del dialogo tra le parti. La Commissione ha avanzato una proposta di un cessate il fuoco bilaterale per poter iniziare la discussione sui punti dell’agenda comune stabilita dal “tavolo di dialogo” tra le Farc ed il governo. Una misura necessaria per migliorare il clima e dinamizzare il processo iniziato nel gennaio 1999 a S. Vicente del Caguan. Certo è indispensabile che il governo prenda misure energiche per fermare il bagno di sangue provocato dai paramilitari in varie regioni. La discussione del nostro congresso è centrata sulle difficoltà del processo di pace e sulle iniziative necessarie a sbloccarlo, ricercando ostinatamente la soluzione politica e negoziata del conflitto.