COLOMBIA-USA: un rompicapo convulso

Pressione del Fmi contro Bogotà

di Marco Consolo – Liberazione 19-9-2001

 

Bogotà- nostro servizio

 

Un momento di massima  delicatezza e preoccupazione quello che vive il processo di pace in Colombia.

 

E’ in forse la proroga della zona smilitarizzata (che scade il 9 ottobre) dove  avvengono dal gennaio 1999 i colloqui di pace tra il governo colombiano e la guerriglia delle Farc. Il governo, con decisione unilaterale, ha rotto l’inizio del dialogo con l’Eln, l’altra formazione guerrigliera.

 

Dopo la visita di Mike Moore, direttore dell’Organizzazione Mondiale del Commercio, pochi giorni fa, (prima dell’attentato di New York) in preparazione di una missione del Segretario di Stato nordamericano, Colin Powell, una folta delegazione statunitense ad altissimo livello si è recata a Bogotà per rompere il pocesso di pace, esercitare pressioni sul governo colombiano “a sovranita’ limitata” e verificare lo stato di attuazione del Plan Colombia.

 

Si respira un clima teso e di guerra nel paese.

Gli spot pubblicitari dell’esercito che invitano al reclutamento massiccio, alla solidarietà nazionale e che ne magnificano il “ruolo di difesa della patria” si susseguono senza interruzione alla tv ed alla radio. Cartelloni pubblicitari dello stesso tenore tappezzano le città. I generali rilasciano interviste ai principali settimanali, schierandosi apertamente contro il difficile processo di pace, attaccando frontalmente l’ipotesi di cessate il fuoco dello stesso governo, certamente molto discutibile. Nel lussuoso albergo Tequendama della capitale, il “Consejo Gremial”, un organismo che riunisce i potentati del  paese, civili, militari e religiosi, recentemente ha dato vita ad una cerimonia di forte valore simbolico per “ringraziare” le forze armate trasmessa in contemporanea in 24 città.

 

La mano del Fmi

 

Nel frattempo, sotto pressione del Fmi, che nel 1999 ha concesso alla Colombia un maxi prestito di 2600 milioni di dollari, il parlamento colombiano ha approvato un pacchetto di leggi che modifica sostanzialmente il quadro dei rapporti socio-economici.

 

La prima riguarda il taglio dei fondi alle regioni (in particolare su educazione e sanità). In agosto uno sciopero dei maestri e degli studenti contro i tagli annunciati ha paralizzato il sistema scolastico, mentre gli squadroni paramilitari assassinavano alcuni docenti universitari. Nonostante la mobilitazione, la legge è stata approvata dal parlamento ed oggi quasi il 70% del sistema educativo è in mani private.

 

Per quanto riguarda la sanità dopo la chiusura di diversi ospedali per “razionalizzare” il sistema, l’accesso alla salute oggi rappresenta un privilegio di pochi.

 

La seconda riguarda la riforma del mercato del lavoro con l’obiettivo  di aumentare l’orario e diminuire i salari, eliminare garanzie e prestazioni sociali, rafforzare il lavoro flessibile, gli straordinari non pagati, il lavoro notturno e festivo a peggiori condizioni retributive. E mentre si precarizzano ulteriormente i rapporti di lavoro, si discute della terza riforma, quella del già risibile sistema pensionistico.

Sicurezza per chi ?

 

Dulcis in fundo, la nuova “legge di sicurezza nazionale” tende alla criminalizzazione della protesta sociale con l’aumento delle pene per chi si oppone e soprattutto  attribuisce funzioni giudiziarie alle Forze Armate ed un incremento del loro potere in spregio alla costituzione. E gli alti comandi militari hanno appena presentato al Ministero delle Finanze la richiesta di aumento del budget per la guerra.

 

Sul versante sindacale, le centrali hanno presentato un pacchetto di controproposte al governo, in cui, oltre alla richiesta di aumenti salarali, spicca la richiesta di riduzione di orario (a 40 ore), il rifiuto del plan Colombia e la richiesta di rinegoziare il debito estero del paese utilizzando le risorse liberate per investimenti sociali e produttivi, anche nelle zone rurali.

Infatti, dalla fine degli anni 80, sotto la presidenza di Cesar Gaviria, e grazie alla politica di “aperturismo economico”, l’importazione di alimenti e aumentata del 700% toccando la cifra record di otto milioni di tonnellate annue, colpendo gravemente l’economia contadina, sostituendo le tradizionali produzioni locali e minacciando seriamente la sovranita’ alimentare del paese.

 

La riforma del mercato del lavoro, le privatizzazioni ad oltranza, la disoccupazione record, la corruzione dilagante, l’aumento dei sequestri degli omicidi e dei “desaparecidos” tra i dirigenti dell’opposizione, l’acutizzarsi della guerra e dell’escalation militarista anche grazie al Plan Colombia, la repressione e la miseria crescente, rendono sempre piu grave la crisi ed il futuro del Paese.