Ecuador e Lenin Moreno: dalla padella alla brace

di Marco Consolo –

In Ecuador, dal 2007 la “Rivoluzione cittadina” guidata dall’economista  Rafael Correa aveva iniziato a trasformare la società con i valori di uguaglianza, equità,  ridistribuzione della ricchezza e giustizia sociale. E’ stato il processo progressista con più successi dell’Ecuador in tutta la sua storia repubblicana, un processo che ha ottenuto 14 vittorie elettorali in 10 anni.

Correa ha cambiato il Paese con una profonda modernizzazione: ha approvato importanti riforme economiche e sociali, ha regolarizzato il diffuso lavoro nero (in particolare nel settore agricolo bananiero, settore di punta nell’export dell’Ecuador), ha creato maggiore occupazione riducendo fortemente la povertà e la criminalità nelle città, ha favorito uno sviluppo economico sconosciuto nel Paese,  ha migliorato sostanzialmente le infrastrutture stradali, educative e sanitarie.

Naturalmente non tutto è stato rose e fiori. Come molte altre, anche la gestione di Rafael Correa non è stata scevra da errori. A cominciare dal mancato dialogo con i settori “disillusi” e con le parti più costruttive dell’opposizione, non certo con i suoi più acerrimi oppositori della destra tradizionale. Per aumentare le entrate statali (data la contrazione internazionale dei prezzi del petrolio), e così poter consolidare le politiche pubbliche  ed ampliare lo stato sociale a favore della maggioranza della popolazione, Correa ha deciso di autorizzare lo sfruttamento petrolifero del Parco naturale del Yasunì, uno dei parchi con più bio-diversità di tutto il continente. Ma così facendo, si è alienato le simpatie degli ambientalisti, sollevando molte proteste nel Paese e non solo. In un inventario incompleto, forse il più grave degli errori è stato designare come candidato alla sua successione un personaggio come Lenin Moreno, definito in seguito come un “traditore”.

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Foto: quepasa.com.ve

Ma di certo, ha cambiato la faccia del Paese e i suoi rapporti internazionali, storicamente subordinati alla volontà statunitense.

Purtroppo questo processo della Rivouzione Cittadina ha visto il voltafaccia del governo di  Moreno, con la complicità e l’auspicio dei grandi mezzi di disinformazione di massa, del capitale finanziario, del padronato, della partitocrazia nella sua espressione più degradata (Abdalà Bucaram e Lucio Gutiérrez, per esempio). Con il ritornello della discontinuità, sono state nominate nuove autorità di controllo, tutte designate illegalmente e illegittimamente, in quanto prodotto di una consultazione popolare truccata, che non ha mai avuto l’avallo favorevole di costituzionalità.

Il voltafaccia di Moreno si è concretizzato su diversi piani:

  1. L’abbandono del programma di governo con cui ha vinto le elezioni
  2. Un’agenda socio-economica della destra e il ritorno ai dogmi neo-liberisti
  3. La de-istituzionalizzazione dello Stato e la giudizializzazione della politica (lawfare)
  4. L’abbandono della politica sovrana e di integrazione continentale

 

  1. L’abbandono  del programma di governo con cui ha vinto le elezioni

Il governo di Moreno ha abbandonato il progetto di sviluppo nazionale e popolare che ha caratterizzato l’ Ecuador, ha simulato un “dialogo cittadino” dato che esso ha avuto al centro la elite politica ed i rappresentanti del grande capitale, mettendo da parte le grandi conquiste della Rivoluzione Cittadina.

Moreno ha voltato le spalle ad efficaci politiche pubbliche come la costruzione di scuole e ospedali, che contribuivano a garantire il diritto costituzionale all’educazione ed alla salute, ha ripreso le richieste del settore bancario e delle imprese di comunicazione, ed ha rotto con la politica estera di non ingerenza e non partecipazione nel conflitto colombiano.

Le sue critiche agli aggiustamenti istituzionali ed agli investimenti pubblici hanno impedido che si portassero avanti il programma originale di governo, a tal punto che tutti i sondaggi di opinione pubblica coincidono sul suo logoramento, sull’aumento dei giudizi negativi sulla sua gestione e sulla convinzione che il Paese va nella direzione sbagliata.

Foto: Fabio Rodrigues Pozzebom/ABr – Agência Brasil

2. Un’agenda socio-economica della destra e il ritorno ai dogmi neo-liberisti

Una delle prime riunioni ufficiali del nuovo governo è stata con i rappresentanti delle principali entità finanziarie e bancarie del Paese,  gli stessi che nel 2000 avevano portato l’Ecuador alla bancarotta.

Moreno ha favorito il ritorno del Fondo Monetario Internazionale e dei dogmi neo-liberisti. La legislazione approvata assume lo schema dell’austerità, il restringimento dello Stato, la scommessa sull’ “aperturismo” ed il ritorno dei “trattati bilaterali” di protezione degli investimenti, messi in discussione dal governo Correa.

I posti più importanti del suo governo sono stati assegnati a rappresentanti del padronato, a uno dei maggiori costruttori, o ai capitali del turismo internazionale.  Uno per tutti, il clan di Abdalá Jaime Bucaram Ortiz, detto “El Loco” (il Matto), ex Presidente dell’Ecuador dal 1996 al 1997, destituito dal parlamento con l’accusa di “incapacità mentale a governare”. A questo gruppo politico Lenin Moreno ha concesso il controllo di un settore strategico come la distribuzione dell’energia elettrica.

 

3. De-istituzionalizzazione dello Stato e la giudizializzazione della politica (lawfare)

Con l’aiuto della peggiore partitocrazia della destra e di una elite conservatrice cavernicola, Moreno ha iniziato una contro-riforma istituzionale per smontare lo Stato di diritto. Si è impegnato nel realizzare una consultazione popolare incostituzionale per distribuire le cariche dello Stato e delle entità di controllo ai suoi nuovi alleati. Dopo aver abolito il Ministero del Buon Vivere, che dava sostegno alle fasce più povere, nell’ambito sanitario ed educativo in particolare, si è passati allo stravolgimento di molte strutture statali o parastatali, create dai governi di Correa.

Il Controllore dei Conti nazionale, il Procuratore Generale, il Presidente ed i membri del Collegio della Giudicatura, così come alcuni sovraintendenti sono tutti transitori ed incaricati. Ciò ha facilitato l’approfondimento della persecuzione e della giudizializzazione della politica (lawfare) che ha messo in prigione il Vice-Presidente della Repubblica, Jorge Glass, (dapprima eletto con Correa e poi confermato con Moreno) e che minaccia gli ex-dirigenti della Rivoluzione Cittadina.

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Jorge Glas. Foto: corape.org.ec

Con il pretesto della lotta alla corruzione, il governo di Lenin Moreno ha realizzato una campagna mediatica contro l’ex Presidente Rafael Correa ed i membri dei suoi passati governi. Una campagna che si è tradotta nello smantellamento di tutto ciò che in 10 anni i governi di Correa hanno realizzato. Dai tanti episodi di corruzione, avvenuti in Ecuador anche durante la gestione Correa, ad oggi non è mai emerso il coinvolgimento diretto dell’ex Presidente.

Rafael Correa è vittima di una persecuzione politica, e del tentativo di screditare la sua etica e, nonostante la sconfitta dei processi aperti contro di lui, oggi lo si vuole fare scomparire dalla scena politica, nonostante le sue 14 vittorie elettorali in 10 anni, anche attaverso un referendum, in cui si decretava l’impossibilità all’ex Presidente di ricandidarsi.

E’ la fotocopia della strategia usata contro Lula.

 

4. Abbandono della politica sovrana e di integrazione continentale

La politica internazionale del governo Moreno rivela sempre di più il suo orientamento a favore dell’ingerenza e dell’intervento statunitense e dei governi di destra del continente.

Oggi compie l’errore storico di attaccare i processi di integrazione realizzati nel continente:

Ha annunciato il ritiro dall’ALBA (Alleanza Bolivarian dei Popoli della Nostra America)  e l’entrata dell’Ecuador nell’Alleanza del Pacifico (di segno neo-liberista), istanza nella quale Correa si è sempre rifiutato di entrare.

Ha ritirato l’Ecuador dal negoziato di pace tra il governo colombiano e la guerriglia dell’Esercito di Liberazione Nazionale (ELN), a partire da un evidente accordo politico con Alvaro Uribe.

Ha annunciato lo “sfratto” di UNASUR (Unione delle Nazioni del Sud) ed il “recupero” della sede per destinarla ad altri usi. Una sede che il governo di Correa aveva costruito nel 2015 come segno tangibile di scommessa sull’integrazione regionale.

Seguendo i dettami di Washington, ha messo permanentemente in difficoltà Julian Assange, che ha ricevuto asilo politico e la cittadinanza ecuatoriana. Assange, definito “un problema”, risiede nell’ambasciata ecuatoriana a Londra da 6 anni, e si è arrivati a limitargli fortemente l’accesso ad internet  per le comunicazioni con l’esterno.

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Foto: Daily Express

Lo scorso settembre, le FF.AA. ecuadoregne hanno partecipato agli esercizi militari congiunti “UNITAS” con gli Stati Uniti, dopo che Correa aveva chiuso la base aerea statunitense di Manta nel 2007 e l’Ecuador non aveva più partecipato ad esercitazioni militari congiunte.

Secondo il Celag [i], Lenin Moreno ha creato un “Ufficio per lo scambio di informazioni con gli Stati Uniti” e il “Centro di intelligence strategica”,  aperto alla collaborazione con la Casa Bianca.

E come ciliegina sulla torta, poco tempo fa, ha espulso l’Ambasciatrice della Repubblica Bolivariana del Venezuela, Carol Delgado, prendendo come spunto le dichiarazioni di un alto funzionario venezuelano sui temi dell’immigrazione venezuelana in Ecuador. Una mossa che aiuta il tentativo della Casabianca di isolamento diplomatico del Venezuela, per giustificare un’invasione militare.

La misura è davvero colma.

 

[i] https://www.google.com/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=1&cad=rja&uact=8&ved=2ahUKEwin452I6rreAhXxkIsKHUazD1YQFjAAegQIBRAC&url=http%3A%2F%2Fwww.celag.org%2F&usg=AOvVaw1cQoJTrU5hTi674mM46K7P

 

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