Pastrana: stop al dialogo

 

di Marco Consolo – Liberazione 11-1-2002

Il presidente della Colombia, Andrés Pastrana


Che l’atmosfera fosse cambiata dopo l’11 settembre anche in Colombia si sapeva.

 

Il presidente Pastrana ha una grave responsabilità nella quasi avvenuta rottura del dialogo di pace tra il suo governo e le Farc-Ep, la più importante formazione guerrigliera del continente. I diktat di Washington per una guerra globale,  dall’Afghanistan alla Colombia, passando per la Palestina, producono i loro effetti anche nel tormentato Paese latino-americano.

 

Dal gennaio 1999, data dell’apertura del dialogo, si era riusciti a definire un’agenda comune di discussione sui punti principali, dall’occupazione, alla riforma agraria, dalla politica energetica alla possibile soluzione delle coltivazioni di coca, etc.

Il meccanismo delle “Udienze pubbliche”, con la partecipazione popolare alla discussione tra governo e guerriglia, aveva aperto degli spiragli verso una soluzione politica del conflitto in corso da 37 anni.

 

Ma, soprattutto dopo l’approvazione della proposta di Clinton del famigerato “Plan Colombia” da parte del Congresso Usa, e l’inclusione dei due maggiori gruppi guerriglieri colombiani, le Farc-Ep e l’Eln, nella lista internazionale dei “gruppi terroristi”, le pressioni  dell’amministrazione Bush accelerano la drammaticità del conflitto.

 

Martedì scorso, Anne Patterson, ambasciatrice statunitense a Bogotà, ha consegnato altri 14 elicotteri alle forze armate che, dal gennaio 2001 hanno ricevuto, tra l’altro, un totale di 16 elicotteri “Black Hawks”, 33 “UH-1N”, cinque aerei “Schweizer”.

E a febbraio saranno consegnati altri 25 elicotteri del tipo “Huey II” o “SuperHuey”.

 

L’ultradestra interna ne ha tratto le ovvie conclusioni e gli assassini di sindacalisti, leader studenteschi, contadini, esponenti di organizzazioni sociali sono aumentati vertiginosamente. Solo l’anno scorso la cifra di sindacalisti assassinati ha raggiunto quasi quota 150 e, secondo l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (Oil), la Colombia è seconda solo alla Nigeria nella repressione antisindacale.

 

Nel frattempo le fumigazioni a base di “glifosato rafforzato” (potente erbicida prodotto dalla multinazionale Monsanto) sono aumentate vertiginosamente, nonostante le denunce delle comunità contadine, degli ambientalisti, di numerose personalità nazionali ed internazionali, oltre che dello stesso parlamento europeo sugli effetti disastrosi sulla salute, sulle colture, sul delicato equilibrio ecologico in Amazzonia.

 

Occorre ricordare che il glifosato è sparso a piene mani (esclusivamente nelle zone di presenza guerrigliera) non solo sulle “coltivazioni illecite”, ma anche su quelle fondamentali per la sopravvivenza alimentare.

Di certo le fumigazioni non sono servite a nulla, e le aree coltivate a coca e papavero sono in aumento.

 

Oggi il presidente Pastrana “fa appello alla serenità” e si affanna nel dare un’immagine di tranquillità che non corrisponde alla realtà del tormentato paese. Il portavoce delle Farc, Raul Reyes ha accusato il “commissario governativo per la pace”, Camilo Gomez, di «mentire al Paese ed alla comunità internazionale affermando che le Farc avevano chiesto un termine di 48 ore per far rientrare l’esercito ed abbandonare la zona smilitarizzata» dove avvengono i dialoghi. «Il suo atteggiamento – ha aggiunto Reyes – non corrisponde alla sua veste di negoziatore, dato che getta legna al fuoco in un momento in cui il futuro della patria ha bisogno di umiltà, prudenza e grandezza».

 

Grande è l’incertezza e la preoccupazione nella popolazione, mentre i candidati presidenziali per le prossime elezioni di maggio si schierano apertamente per la chiusura della zona. Unica eccezione Luis Eduardo Garzon, ex dirigente sindacale e candidato per il “Fronte Sociale e Politico”, una formazione elettorale della sinistra che comprende anche il Partito Comunista.

 

Nei giorni scorsi il comandante in capo delle Forze Armate, generale Tapias, ha realizzato un viaggio segreto negli Usa, per definire gli aspetti militari relativi alla rottura. Tutte le unità dell’esercito sono state poste in stato di massima allerta e da mesi si stringe il cerchio intorno alla zona smilitarizzata, anche attraverso gli squadroni della morte paramilitari, responsabili dei più feroci massacri con l’appoggio determinante delle Forze Armate.

L’impunità totale è garantita e nei giorni scorsi Victor Carranza, famoso trafficante di smeraldi e finanziatore dei paramilitari, è stato posto in libertà.

 

A loro volta i Paesi europei (tra cui l’Italia) che fanno parte del “gruppo dei facilitatori” del dialogo, negli ultimi mesi hanno abbandonato la linea di “neutralità” sostenendo sempre più apertamente la politica governativa.

La Commissione europea ha inoltre ritirato di fatto lo “status politico” ai rappresentanti della guerriglia in Europa restringendone così drasticamente lo spazio di manovra.

Ieri, la presidenza spagnola della Ue, attraverso le dichiarazioni del Ministro degli esteri Piquè, sostenute anche da Javier Solana e da Christofer Patten, ha riaffermato l’appoggio a Pastrana. Una posizione che stride violentemente con la necessità di mantenere l’equidistanza tra le parti, condizione indispensabile per giocare un ruolo accettato dalle parti in un difficilissimo processo di pace.

E nonostante la cautela diplomatica ed i limitatissimi ultimi spazi di manovra la guerra totale resta la prospettiva più plausibile.