Prossimo obiettivo la Colombia ?

di Marco Consolo – Liberazione  25 febbraio 2003

 

Tanto tuonò che piovve.  

Crescono negli Stati Uniti le pressioni per un intervento militare diretto in Colombia dopo che la scorsa settimana la guerriglia delle Farc-Ep ha abbattuto un aereo spia nelle montagne del Caquetà, nel Sud del paese, uccidendo un ufficiale colombiano ed un “consigliere” statunitense e facendone prigionieri altri tre.

In un comunicato diffuso dall’organizzazione guerrigliera, le Farc ammettono di aver fatto prigionieri i tre, accusati di essere agenti della Cia. I cinque militari erano a bordo di un Cesna 208, contrattato dal governo Usa, equipaggiato per lo spionaggio delle comunicazioni nella regione amazzonica che era stata al centro del processo di pace tra il governo colombiano e le Farc.

 

Mentre aerei statunitensi Awacs si sono aggiunti agli elicotteri Black Hawks e Huey ed alle truppe terrestri, il presidente colombiano Uribe ha offerto una ricompensa di 345.000 dollari per chiunque fornisca informazioni a riguardo.

 

Secondo dati pubblicati dalla stampa colombiana, la presenza ufficiale nordamericana è di circa 800 persone, tra piloti, militari, esperti nella guerra antiterrorismo ed intelligence, operatori radar, agli ordini del Comando Sud degli Stati Uniti. A questi bisogna aggiungere i 60 marines che da qualche settimana sono al confine col Venezuela, nella conflittuale regione di Arauca, a protezione di un importante oleodotto della OccidentalPetroleum.

 

Washington è pronta ad inviare altri 150 militari che dovrebbero partire nelle prossime ore. (Ieri l’ex ministro degli Esteri, Augusto Ramirez Ocampo, è intervenuto nell’aspro dibattito politico suscitato dall’annuncio dell’amministrazione Bush, dichiarando che altre truppe potranno entrare in Colombia solo con l’avallo del Senato. Sta di fatto che militari Usa entrano senza limiti in territorio colombiano e lo fanno al di fuori di ogni controllo).

 

Nei quasi 40 anni di guerra civile, è la prima volta che personale militare statunitense è nelle mani della guerriglia.

 

Fino ad oggi la “guerra di bassa intensità” in Colombia ha le caratteristiche della “privatizzazione”. Infatti, per evitare di dover rispondere al Congresso  nord-americano sulla crescente presenza di militari, da qualche anno le operazioni “anti-droga” sono appaltate ad una impresa privata, la Dyncorp Inc., che ha operato anche in Kosovo.

 

Ufficialmente si tratta di una società di lavoro temporale, una sorta di agenzia di lavoro interinale, ed è di fatto legata ai servizi segreti nordamericani. Tra i “mercenari in affitto” si distinguono ex-marines ed ex-agenti della Cia di cui molti di origine latina, da tempo in prima fila nella lotta contro le formazioni guerrigliere.

 

Proprio in Colombia, la Dyncorp Inc. era stata al centro di uno scandalo quando uno dei suoi piloti morto in circostanze misteriose, era stato rimpatriato in gran segreto apparentemente imbottito di cocaina. Questa volta l’aereo, registrato dall’aviazione colombiana con la sigla N1116G, secondo l’Associated Press apparteneva alla “One Leasing Inc”, di Wilmington, Delaware, i cui dirigenti si sono trincerati nel silenzio.

 

Se il Dipartimento di Stato ha chiesto «l’immediato rilascio dell’equipaggio», le Farc hanno fatto sapere che «potranno garantire la vita dei tre ufficiali solo se l’esercito colombiano sospenderà gli operativi militari» nella zona. Il braccio di ferro è solo all’inizio e la maschera “anti-droga” del Plan Colombia è definitivamente caduta.

 

Giorno dopogiorno cresce l’interventismo a stelle e a strisce in tutto il continente ed il fronte latinoamericano della guerra infinita ed indefinita è sul punto di esplodere con conseguenze drammatiche per tutto il continente.

 

La corsa agli armamenti favorita da Washington, oltre a cercare di reprimere l’opposizione sociale ed armata interna, serve anche a destabilizzare i processi di trasformazione dei paesi limitrofi. Venezuela, Brasile ed Ecuador confinano infatti con il paese amazzonico ed un intervento militare aperto di grandi proporzioni preoccupa i governi dell’area.

 

Non certo il presidente paramilitare colombiano Uribe, che da mesi chiede l’intervento statunitense contro i «terroristi » delle Farc. Gli stessi che in campagna elettorale aveva promesso di eliminare in poco tempo, rifiutandosi di trattare.

 

Oggi, la soluzione politica del conflitto appare sempre più lontana.