Socialisti nella globalizzazione a Bombay

di Marco Consolo – Liberazione 18-1-2004

 

L’India non somiglia davvero alla gallina dalle uova d’oro che fa capolino dalla prima pagina di India Today, rivista degli uomini d’affari indiani. E la miseria di milioni di persone che cercano di sopravvivere quotidianamente è lontana anni luce dalle dichiarazioni del primo ministro indiano Vajpaee. Per la prima volta nella sua storia, all’interno del Foro Sociale Mondiale i partiti comunisti discutono tra loro e con il movimento antiglobalizzazione.

 

Il movimento ha un merito che viene riconosciuto da molti: quello di aver messo attorno ad un tavolo molte delle forze della sinistra indiana che oggi riflettono sul loro ruolo.

 

“Un altro mondo possibile, un mondo socialista”, è il tema centrale del confronto voluto dai due maggiori partiti comunisti indiani, il Cpi (Partito Comunista Indiano) ed il Cpi-m (Partito Comunista Indiano-marxista) che hanno invitato tante forze comuniste del mondo qui a Mumbai (Bombay).

 

Un confronto tra realtà molto diverse in tre seminari di massa e in una manifestazione conclusiva che si terra’ il giorno 20. Oltre agli ospiti, sono molti i partiti convenuti a discutere in cerca di possibili azioni comuni. Dagli Stati uniti alla Cina, dalla Grecia al Brasile, dalla Germania a Cuba, dalla Francia al Portogallo, dal Vietnam all’Italia. Nella sala (una vecchia fabbrica dismessa) più di 5000 persone ad ascoltarli.

 

Difficile riassumere un dibattito di oltre tre ore tra forze diverse, alcune al governo, altre  all’opposizione sui temi del Foro sociale sin dalla prima edizione di Porto Alegre.

 

E appunto al Brasile si rifanno gli interventi di apertura che sottolineano il passaggio del testimone da un continente all’altro. E’ il segretario del Cpi, Bardhan, a salutare la ripresa del conflitto su scala planetaria e a mettere in risalto la forza del movimento antiglobalizzazione, di quella “seconda superpotenza” (come lo ha chiamato il New York Times) che ha imposto la sua presenza in tutto il mondo, dopo la sbornia della “fine della storia”.

 

“Il movimento comunista è vivo e vegeto”, secondo Sitaram Yechury del Cpi-m, che chiede a tutti una riflessione sui motivi del crollo delle esperienze dell’Est, a partire dalla concezione della democrazia e della mancata partecipazione. Guardare al futuro, battendo la sindrome Tina (una sigla inglese che significa “non c’è alternativa”).

Il socialismo è oggi, più che mai, l’alternativa a questo mondo sempre più ingiusto e diseguale, fatto di guerre e oppressione, sfruttamento e miseria. La globalizzazione capitalista è insostenibile. Socialismo come necessità storica quindi, come urgenza irrimandabile.

 

«Siamo nel ventre del mostro, ma il mostro può essere battuto», dice tra gli applausi Jarvis Tyner del Partito comunista statunitense. Negli Usa, ricorda Tyner, sono 43 milioni le persone senza accesso alla sanità, oltre 34 milioni i poveri (di cui 12 sono bambini). «Non credete alla Cnn,  né alle tv, sono tutte in mano agli amici di Bush», dice Tyner che fa appello alla mobilitazione contro la guerra in Iraq.

 

«E’ grazie agli Stati Uniti che siamo un paese socialista», ricorda sorridendo Kenia Serrano del Pc cubano. Cuba, infatti, si dichiarò socialista solo dopo l’aggressione della “Baia dei porci” del 1961. Serrano racconta la battaglia per la liberazione dei cinque cubani incarcerati ingiustamente negli Stati Uniti, difende con passione «la battaglia delle idee, la nostra arma più potente» e rivendica il processo di rettifica che da cinque anni impegna il Paese per «approfondire il carattere socialista della rivoluzione».

 

Fioccano gli applausi quando prende la parola per un breve saluto la leggendaria dirigente vietnamita che fu capodelegazione nei negoziati di pace di Parigi che posero fine alla guerra d’aggressione.

 

«Gli Stati Uniti parlano di libero mercato ed invocano la fine del protezionismo commerciale per tutti meno che per loro stessi», sottolinea, da parte sua, Luis Fernandes, del Pc del Brasile. Visto dal governo Lula (a cui partecipano) il ruolo dello Stato è ancora indispensabile, così come le lotte locali. Ma rinchiudere la battaglia in ambito nazionale è inadeguato per battere il neo-colonialismo di ritorno. Il brasiliano propone la costituzione di un blocco tra Cina, Vietnam e Cuba contro l’unilateralismo statunitense.

 

Interviene anche Nie Quing, del Pc cinese: «Siamo impegnati da tempo nell’esperienza del socialismo di mercato, una prova senza eguali nel mondo». Così la spiega: «Si tratta di una innovazione teorica, dato che la pianificazione non è necessariamente socialista, anche se lo stato mantiene il controllo pubblico su molti settori in un quadro di stabilità».

 

«L’Unione europea ha un carattere imperialista ed il suo allargamento cerca di rafforzarne l’influenza contro i rivali», afferma invece Geoge Mangas, del Pc greco, che chiama a costruire un fronte antimperialista contro il capitale monopolista.

E Wolfang Teuber, del Pc tedesco, osserva: “Non abbiamo una ricetta per il socialismo, ma oltre al ruolo dello Stato bisogna socializzare i mezzi di produzione”.

“Il socialismo significa democrazia, nuovi diritti, libertà, mentre il capitalismo è mancanza di cibo, acqua, lavoro”, secondo Fabienne Pourré del Pc francese. «La nostra proposta – continua – è una società solidale basata sulla cooperazione tra comunità con al centro l’essere umano e soprattutto le donne».

«Il capitalismo è irriformabile, non abbiamo illlusioni», afferma Jorge Cordeiro del Pc portoghese. Il mondo è oggi più insicuro e pericoloso.

 

Oltre alla guerra, il libero commercio e il debito estero sono gli strumenti di imposizione su scala globale del neo-liberismo.