Un piano Usa contro la pace

di Marco Consolo – Liberazione 24-1-2001

Una drammatica immagine della Colombia. Una donna piange di fronte ad un militare dopo una delle tante stragi commesse

 

Bastone e carota. E’ questa la strategia “bipartisan” del governo colombiano per affrontare la profonda crisi socioeconomica dovuta anche all’applicazione delle ricette neo-liberali nel paese con un conflitto sociale in piena ripresa. Il bastone è rappresentato dal “Plan Colombia”, il pacchetto di forniture militari (made in Usa), teoricamente “antidroga”, approvato dal Congresso. La carota sono le briciole della sua “parte sociale”. Di certo la nomina di Bush jr. ha rafforzato le posizioni più oltranziste dell’oligarchia latifondista, del governo e delle Forze Armate. I primi effetti sono evidenti: una sanguinosa offensiva paramilitare, fumigazioni massicce e la cacciata di più di 5mila contadini verso l’Ecuador. Se le Farc (Forze armate rivoluzionarie colombiane) hanno congelato il processo di pace, chiedendo al governo atti concreti contro gli squadroni paramilitari, parallelamente il governo ha raggiunto un accordo con l’Eln (Esercito per la liberazione nazionale) per la smilitarizzazione di una zona nel Sud di Bolivar, teatro delle scorribande paramilitari che  recentemente hanno apertamente pattugliato la città di Barrancabermeja.

Secondo il vecchio principio del “dividi e comanda”, l’impressione è che si cerchi di indebolire entrambi i processi di pace, cercando di porre in contrapposizione tra loro le forze guerrigliere.

 

In questi giorni il presidente Pastrana è in Francia e Svezia con una nutrita delegazione di governo ed ha nominato nuovi ambasciatori in Europa. Un’offensiva diplomatica il cui obiettivo è convincere i riottosi governi europei a finanziare con 700 milioni di dollari il “Plan Colombia”.

 

Ad oggi la squadra diplomatica in Europa conta con il Gen. Bonnet Locarno, ex comandante in capo delle Forze Armate in Grecia, l’ex Commissario governativo per la pace Victor G. Ricardo in Gran Bretagna, Juan Camilo Restrepo, ex-ministro delle Finanze e consigliere economico di Pastrana in Francia, Ardila Lules, figlio di uno dei più grandi imprenditori colombiani in Spagna. In Italia il nuovo ambasciatore è Fabio Valencia Cosio, dirigente conservatore, consigliere privilegiato del presidente Pastrana e, fino ad oggi, attivo partecipante alla delegazione governativa alle trattative di pace con le Farc-Ep. Attivissima è l’ambasciata presso il Vaticano.

 

Da parte sua Franco Danieli, sottosegretario agli esteri del governo italiano, ha appena compiuto una visita lampo a Bogotà e Quito. Una visita tardiva di un governo uscente, senza una strategia definita, che non sembra particolarmente significativa.

 

Ma il nuovo nome del “Plan Colombia” è quello di “diplomazia per la pace” per convincere – presentandone  la “parte sociale” – i “donatori” che si riuniscono a febbraio a Bruxelles, ed attirare investimenti stranieri. Se i paramilitari garantiscono la “pulizia” del territorio, molti dei progetti della “parte sociale” servono proprio ad ammortizzare l’espulsione dalle zone ricche del paese ed attirare gli investitori nei “megaprogetti” di interesse strategico, come la privatizzazione dei porti, dell’energia, delle telecomunicazioni, della ricchissima biodiversità.

 

In gioco c’è la realizzazione dell’Alca (Area di Libero Commercio delle Americhe), dal Canada fino all’Argentina. Un progetto varato da Bush padre nel 1990, il cui obiettivo strategico è la formazione del più grande mercato mondiale, con un potenziale di 800 milioni di consumatori, sotto l’egida dell’Omc.

Dopo il summit di Miami (1994), la riunione del Comitato per i Negoziati Commerciali e quella dei Gruppi di Negoziato (1998), il prossimo febbraio si definiranno i nove punti ancora in discussione: accesso ai mercati, investimenti, servizi, registrazione dei contratti pubblici, risoluzione di controversie commerciali, agricoltura, diritti di proprietà intellettuale, sovvenzioni anti-dumping,

diritti di compensazione, politiche della concorrenza.

 

E’ anche per questo che nelle iniziative di Porto Alegre e Davos, la Colombia ha un posto di rilievo.