Uruguay, vince l’ex tupamaro “Pepe” Mujica

da Montevideo.
L’ex guerrigliero tupamaro Josè Mujica (popolarmente conosciuto come “el Pepe”) è il nuovo Presidente dell’Uruguay. L’ex ministro d’economia, Danilo Astori è il suo vice. Il secondo mandato del governo del Frente Amplio (FA) si impone al ballottaggio del 29 novembre, dopo aver mancato la vittoria per un soffio (0,6%) lo scorso 25 ottobre ed aver ottenuto la maggioranza parlamentare per la seconda volta consecutiva, obiettivo mai raggiunto da nessuna forza politica nel Paese. Al secondo turno il FA vince con il 51,5% distante più di 7 punti dal candidato della destra , Luis Alberto Lacalle del Partito Nazionale con il 44%, nonostante una campagna elettorale piena di colpi bassi da parte dell’opposizione. E il primo governo frenteamplista del Presidente Tabarè Vazquez lascia con il più alto consenso della storia del Paese.
Nella notte di domenica, sotto una pioggia incessante, i dirigenti del FA annunciano la vittoria alla folla dei militanti riuniti a festeggiare sulla “rambla”, il lungomare della bella Montevideo che costeggia gran parte della città. “El Pepe” parla alla sua gente con una “connessione sentimentale” che rivitalizza la sinistra e la rimette in marcia. La città è vestita a festa, dai balconi e dai caroselli delle macchine ondeggia il tricolore delle bandiere del FA, bianche, rosse e blu. Moltissimi i giovani in piazza, in una festa che dura a lungo, nelle piazze e nei quartieri. Si festeggia non solo a Montevideo, ma anche nell’interno, dove el FA ha stravinto, vincendo in 11 dipartimenti su 19 e capovolgendo lo storico appoggio ai partiti tradizionali, “Blancos” e “Colorados”.
Oggi è il momento di festeggiare per un Paese molto politicizzato, con una grande educazione civica, umile, misurato e colto, fatto di tango e milonga, così lontano dagli esuberanti Caraibi.
Un Paese con una lunga storia di unità della sinistra, concretizzata nella formazione del Frente Amplio: una forza politica formata da diversi partiti sin dal 1971, con una lunga storia unitaria forgiata nei duri anni della dittatura militare e nella lunga notte del neo-liberalismo. Una unità che esiste anche nel movimento sindacale con una centrale unica e nel movimento studentesco . Nella emozionante manifestazione di chiusura della campagna elettorale a Montevideo, dopo aver percorso centinaia di chilometri in tutto il Paese, la base frenteamplista sventolava una bandiera lunga più di un chilometro. Una bandiera composta da migliaia di bandiere aggiunte via via e cucite tra di loro, simbolo della forza e dell’unità del FA.
Le aspettative per il secondo mandato che inizierà a marzo del 2010 sono grandi . Dopo la prima esperienza di governo, positiva in molti aspetti, c’è molto da fare, per migliorare e per correggere gli errori. Innanzitutto continuare a rimettere in moto il “pais productivo”, rafforzando gli investimenti realizzati e creandone nuovi, a partire dalla rete di trasporti ferroviaria smantellata negli anni del “consenso di Washington” ed oggi fortemente voluta dal FA. Estendere il sistema pensionistico, creare nuovi posti di lavoro qualificati in agricoltura, nel debole settore dell’agro-industria, nei servizi. “L’Uruguay può essere un Paese di camici bianchi, di alta tecnologia e ricerca scientifica applicata, per esempio, a settori come l’agricoltura” ci dice sorridendo il neo-presidente Mujica. “Penso all’esperienza della Nuova Zelanda “. “Scommettiamo anche su una maggiore integrazione latino-americana, non solo attraverso il Mercosur”, il blocco economico formato da Brasile, Argentina, Paraguay ed Uruguay, a cui il Venezuela ha chiesto l’adesione. La dittatura prima e poi le politiche economiche dettate dal FMI e dalla Banca Mondiale , avevano messo in ginocchio il Paese. Come ci racconta il sindaco di Montevideo, Ricardo Erlich, “sono state molte le ferite lasciate da quegli anni bui che dobbiamo rimarginare. Ci sono sacche di indigenza che abbiamo ridotto, ma dobbiamo ancora riuscire a debellare”.
Ma il piccolo Uruguay è un esempio all’avanguardia mondiale nel superamento della cosiddetta “breccia digitale”. Attraverso il “Plan Ceibal”, il governo del Frente Amplio ha distribuito ben 400mila mini-computer a tutti gli studenti delle elementari , che vengono usato per la didattica con il supporto di un canale televisivo. E a proposito di mezzi di comunicazione, in questi giorni si discute in parlamento di una nuova legge di comunicazione che favorisca la produzione di contenuti nazionali e stimoli il settore audiovisivo, che limiti i “latifondi mediatici” e lo strapotere dei grandi gruppi mediatici internazionali. E mentre si affrontano le inondazioni che hanno causato ingenti danni in diversi Dipartimenti, dallo scorso Agosto si sperimenta il “Plan Cardales”, la piattaforma mediatica che integra tv, internet, telefonia e servizio dati.
Dall’ Uruguay, questo piccolo Paese nel Sud del mondo, c’è molto da imparare.
pubblicato su Liberazione del 01/12/2009