Venezuela: Chavez nel mirino

di Marco Consolo – Liberazione 8-12-2001

 

Mentre non si fermano i bombardamenti in Afghanistan, in America Latina la Repubblica Bolivariana del Venezuela è nell’occhio del ciclone. Si prepara una settimana di scontro duro tra il governo del Presidente Hugo Chavez e la destra reazionaria che cerca di organizzare una serrata in grande stile, con l’appoggio dell’ambasciata statunitense.

 

Una serrata programmata per il 10 dicembre, che alza la temperatura politica e approfondisce lo scontro di classe. A convocarla è Fedecamaras (Federazione camere di commercio e affini) l’organizzazione padronale che riunisce gli imprenditori più reazionari, in gran parte legati alle transnazionali. Ad essa, si sono sommati la dirigenza della Centrale dei Lavoratori Venezuelani (CTV), il vecchio sindacato di Acciòn Democratica ed alcune organizzazioni minori dell’estrema sinistra, come Bandera Roja.

 

Ma la serrata è solo uno degli atti realizzati negli ultimi tre anni dalla eterodiretta borghesia nazionale. In preparazione della stessa, il fronte anti-Chavez, di cui fa parte la gerarchia cattolica, con l’appoggio chiave dei mezzi di comunicazione privati in mano agli anticastristi cubani, hanno dichiarato di voler realizzare una manifestazione di un milione di persone verso Miraflores, la sede presidenziale, per “cacciare Chavez dalla presidenza, con le buone o con le cattive”.

 

Nelle strade di Caracas risuonano i rumori delle “marce delle pentole vuote”, con alla testa le signore bene dell’oligarchia. Insieme alle pentole risuonano le minacciose dichiarazioni dei portavoce di Washington contro Chavez, dopo le pressioni diplomatiche culminate nel richiamo dell’ambasciatore statunitense per consultazioni. Uno scenario che ricorda il preludio del sanguinoso golpe militare in Cile del 1973.

 

Di certo non siamo di fronte ad una semplice protesta padronale con l’appoggio del sindacato mafioso della Ctv, ma ad un duro scontro che avrà effetti importanti sul futuro politico del paese. In gioco sono i nuovi rapporti di forza tra le classi, nella lotta per una radicale trasformazione, iniziata con il cosiddetto “Caracazo”, la ribellione popolare del 1989.

 

Non avendo un programma politico di opposizione, la destra reazionaria attraverso sabotaggi, marce di protesta, attentati con bombe e serrate, vuole creare una situazione di insicurezza per rendere il Paese ingovernabile e chiedere al Tribunale Supremo di Giustizia l’uscita di scena di Chavez.

 Se ciò non bastasse, aumentano i rumori di un possibile golpe.

 

Le riforme bolivariane

Lo scorso 13 novembre, Chavez ha annunciato un insieme di riforme tramite decreto presidenziale, una decisione preceduta da un’ampia consultazione popolare e dei settori opposti al processo, tra i quali la stessa Fedecamaras.

 

Il totale delle leggi di riforma somma a 49, diverse tra loro. Le più controverse sono quelle sulle terre, sulla pesca e quella sugli idrocarburi”.

 

La “Legge sulle terre” dà allo Stato il potere di ridistribuire le terre private nel caso in cui gli attuali proprietari non siano in grado di dimostrarne la proprietà con titoli legali. La ridistribuzione inoltre comprende le proprietà di più di 5000 ettari o improduttive. Lo Stato inoltre ha il potere di decidere l’uso delle terre agricole per garantire l’alimentazione.

Domenica scorsa, nella trasmissione radiofonica “Pronto, presidente”, in onda in diretta tutte le domeniche, Chavez ha dichiarato che “la rivoluzione bolivariana non sarà fermata da nessuno”. I settori che hanno convocato la serrata  “devono capire che esiste una costituzione che bisogna rispettare e che si rispetterà”. “E’ arrivato il momento per i piccoli contadini di avanzare e crescere”.

 

La “Legge sulla Pesca” amplia la zona di protezione costiera da 3 a 6 miglia, in cui non è permessa la pesca a traino, il che favorisce l’equilibrio ecologico marino e protegge i piccoli pescatori a scapito delle grandi imprese, molte delle quali straniere.

 

La “Legge sugli idrocarburi” inverte la tendenza degli ultimi 20 anni di liberalizzazione e privatizzazione nel settore petrolifero. Secondo la nuova legislazione, lo Stato dovrà avere la maggioranza in ogni nuova “Joint Venture” (impresa mista) del settore petrolifero e si aumenta l’imposizione fiscale alle compagnie petrolifere (comprese quelle straniere) dal  16,6% al 30% per aumentare le entrate e rafforzare i programmi sociali.

 

E’ chiaro il malessere di “lor signori”. Il presidente di Federcamaras,  Pedro Carmona, in merito alla “Legge sulle terre” ha dichiarato che “la legge colpisce il principio di proprietà, subordina lo sviluppo ai piani del governo, colpisce il concetto di libera impresa. Tutto ciò rappresenta una violazione sistematica dello Stato di diritto”.

 

La risposta popolare

Ma, nonostante le pressioni di Fedecamaras, diverse organizzazioni imprenditoriali stanno respingendo il contenuto politico della serrata e hanno dichiarato che non l’appoggeranno: il settore bancario, le imprese edilizie, la maggior parte dei trasporti, compresa la metropolitana, il settore farmaceutico, alimentare, le telecomunicazioni, i piccoli e medi commercianti.

Ciò gioca a favore di Chavez che ha chiamato alla mobilitazione il “Comando Politico Sociale”. Un organismo che riunisce le organizzazioni politiche e sociali a fianco del cambiamento, e che prepara una risposta offensiva alle mobilitazioni della destra appoggiate dall’ambasciata statunitense.

Il “Comando” ha deciso di scendere in piazza, prendendo possesso delle strade di Caracas, soprattutto attorno alla residenza presidenziale ed altri posti strategici.

 

Per il giorno 8 è prevista una manifestazione indigena nella capitale a difesa della “Costituzione Bolivariana” che, per la prima volta nella storia del Paese, include i diritti dei nativi. Simbolicamente, lo stesso giorno saranno trasportati nel Pantheon i resti del guerriero indigeno Guaicaipuro.

 

Ed il giorno 10 sarà promulgata ufficialmente la “Legge sulle terre” in una manifestazione pubblica in una città dell’interno, Santa Ines, ed è prevista una “presa” di Caracas da parte dei contadini in appoggio alla legge.

Infine il 17 si terrà una grande manifestazione in cui lo stesso Chavez parteciperà al giuramento di migliaia di “circoli bolivariani” di tutto il paese, la struttura di base in cui si sta organizzando il movimento politico chavista.

 

Ma oltre alla situazione interna, è sul piano internazionale che Chavez  continua ad avere un ruolo decisivo: l’iniziativa in sede Opec (Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio), l’opposizione al progetto annessionista dell’Alca (Area di Libero Commercio delle Americhe), il sostegno al processo di pace della vicina Colombia, l’ideologia bolivariana ed il rafforzamento della cooperazione politico-economica con Cuba sono elementi in forte controtendenza per lo schema di dominio di Washington di cui il Venezuela è uno dei principali fornitori di oro nero.