Venezuela: Nasce il PSUV “Partido Socialista Unido de Venezuela”

Il 12 gennaio 2008 si è tenuto a Caracas il Congresso di fondazione del Partido Socialista Unido de Venezuela (PSUV) la nuova forza politica lanciata dal Presidente Hugo Chavez. Una data storica per il “processo bolivariano” che apre una nuova fase nella storia del Paese.

Il congresso si è tenuto in un luogo di forte rappresentatività simbolica, nell’ex-prigione di San Carlos, una delle caserme che nel passato era un luogo di detenzione e tortura. Da qui sono passati diversi patrioti e “ribelli” venezuelani, a partire dal leggendario Josè Leonardo Chirino, il leader zambo che, alla fine del 18° secolo, diresse l’insurrezione degli schiavi contro l’oligarchia e la corona spagnola. Molti anni dopo, nel 1992, anche Chavez è stato “ospite” di queste celle dopo il suo tentativo di ribellione.

Oggi l’ex “Cuartel de San Carlos” si sta trasformando in un Centro per la cultura e la memoria.

Al Congresso di fondazione del PSUV hanno partecipato 1676 delegati eletti su base nazionale (51% donne, 49% uomini), e circa 20 delegazioni straniere. Dall’Italia era stato invitato il Partito della Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, salutato con affetto dai delegati e dallo stesso Presidente Chavez. Il PRC-SE era rappresentato da chi scrive questa nota.

Nelle parole di Jorge Rodriguez, ex-vice-presidente del Paese, coordinatore del processo congressuale e Coordinatore provvisorio del Partito, il PSUV è nato per dare maggiore organicità ed una base ai milioni di venezuelani che si identificano con il processo di cambiamento. C’è da ricordare che il precedente partito (Movimento Quinta repubblica – MVR), era nato come strumento elettorale, poco prima della sorprendente vittoria di Chavez del 1998. IL MVR, “partito alluvionale” secondo la sua stessa definizione, dopo quasi 10 anni di esistenza, era stato sciolto sorprendentemente a pochi mesi dall’appuntamento elettorale del referendum del 2 dicembre 2007 sulle riforme costituzionali.

“Abbiamo fatto una rivoluzione senza partito, ma adesso inizia il parto per far nascere un partito socialista e rivoluzionario” ha detto Rodriguez.

“Una delle caratteristiche di questa rivoluzione è la velocità. Dopo la grande vittoria di Chavez nelle elezioni del Dicembre 2006 con il 63% dei voti, il comandante ha parlato dell’urgenza di costruire un partito forte, in grado di rappresentare i venezuelani che appoggiano il socialismo. In meno di due mesi – ha continuato Rodriguez – al nuovo partito si sono iscritti 5.722.000 persone in maniera volontaria, circa il 36% del registro elettorale del Paese. La nostra meta era di 3 milioni. A partire da quel momento è iniziato il lavoro di strutturazione del partito, con alla base i “battaglioni socialisti”, con un massimo di 300 iscritti. Si sono formati 14.363 battaglioni in tutto il Paese, con persone che vivevano nello stesso quartiere, che appoggiavano la rivoluzione, ma che non si erano mai organizzati per discutere di politica.

I battaglioni hanno eletto un portavoce, un supplente, ed i coordinatori delle 5 commissioni (ideologica, propaganda, logistica, difesa territoriale, lavoro sociale). Sono portavoci delle inquietudini della base e non rappresentanti decisi dall’alto. Oggi ci sono quasi 100.000 persone organizzate nelle commissioni, avanguardia della costruzione di un partito che vuole essere altamente democratico. In base a questo processo si sono eletti i 1676 delegati a questo Congresso di fondazione”.

Lo stesso Rodriguez ha sottolineato che “costruire un partito di quadri e di massa, è un compito complesso, che presenta molte difficoltà”. A partire dal Congresso di Fondazione gli aspiranti discuteranno per circa due mesi i documenti del partito per “definire le basi programmatiche, gli statuti ed i compiti del PSUV, con l’obiettivo di costruire un partito forte, il più grande della storia del Paese, con profonde radici sociali. Senza un partito socialista forte la rivoluzione non potrà avanzare. I nemici della rivoluzione non riposano e la sconfitta nel referendum sulle riforme costituzionali dimostra che non possiamo sottovalutarli. La nostra è una rivoluzione pacifica, democratica, ma non disarmata e siamo in grado di respingere qualsiasi aggressione”.

“LA RIVOLUZIONE NON DIPENDE DA UNA PERSONA”

L’intervento centrale del Congresso è dello stesso Presidente Chavez in un discorso-dialogo di più di 3 ore, di grande “connessione sentimentale” con i delegati. Chavez ha ricordato la sua prigionia in quello stesso luogo ed ha reso omaggio ai molti militanti dell’opposizione ai precedenti governi, tra cui diversi membri del Partito Comunista del Venezuela (PCV) “torturati e assassinati in questo carcere”.

Riaffermando l’orientamento socialista del processo bolivariano, Chavez cita el Libertador Simon Bolivar, “un pre-socialista” ed un suo generale brasiliano, Abreu e Lima“, che scriveva di socialismo utopico nel 1855”. “Oggi la prospettiva del socialismo non è inevitabile, non può essere assunta in maniera determinista. E’ solo una possibilità che dipende da noi”

E sul partito Chavez inizia citando Antonio Gramsci, Fidel Castro, Che Guevara, per ricordare la necessità di un’etica rivoluzionaria. Il PSUV deve essere formato da “lavoratori impegnati, esempi di onestà, con una vita limpida”. Insiste sulla necessità di un “funzionamento collettivo e democratico, che eviti il settarismo, il personalismo, il carrierismo”.

“Dal PSUV dipende il futuro della rivoluzione, che non può dipendere da una persona, da una cupola o da un’avanguardia illuminata. Ha bisogno di milioni di persone, in caso contrario sarà vulnerabile”. Facendo autocritica ha insistito sul fatto che “l’assenza di uno strumento politico è stata ed è la principale debolezza della rivoluzione bolivariana. Abbiamo fatto grandi passi in avanti, ma non possiamo negare i nostri errori, i nostri limiti le nostre carenze”.

IL RUOLO DEI MEZZI DI COMUNICAZIONE E LA FORMAZIONE DELLE COSCIENZE

Il Presidente parte dall’attacco a quei mezzi di comunicazione venezuelani ed internazionali, che tergiversano la realtà e manipolano le coscienze, per ribadire la necessità di formazione dei militanti. “Senza studiare, senza conoscenza, la rivoluzione non potrà avanzare. Solo la conoscenza porta alla coscienza”. Propone che il PSUV dia priorità alla base del partito, che valorizzi la militanza e che agisca in modo “radicalmente democratico”. “Non vogliamo nuove oligarchie, magari sedicenti bolivariane, non vogliamo corrotti, perché i corrotti sono controrivoluzionari travestiti IL PSUV deve essere una scuola di valori rivoluzionari, che formi coscienze e volontà per sovvertire l’ordine capitalista. La coscienza è l’unico motore che può muovere la volontà”. Rivolgendosi ai militanti chiede loro di essere “attori politici” nella battaglia per il socialismo.

“Ci avevano raccontato che il socialismo era morto, che la storia era finita e che il socialismo era il diavolo. Molti lo hanno abbandonato (non la Cuba di Fidel), alcuni seguendo la cosiddetta terza via. Quando è caduto il muro di Berlino, e mentre il mondo si congelava, con l’insurrezione popolare del 1989, il caracazo, il Venezuela andava controcorrente e si incendiava contro le politiche del Fondo Monetario Internazionale ed il cosiddetto Consenso di Washington. Oggi il Socialismo del XXI° secolo è la sfida più grande che abbiamo davanti”.

Di qui la proposta di una attiva politica internazionale, perché “è arrivato il momento dell’unità delle forze di sinistra in America Latina che il PSUV deve promuovere”. Il Presidente cita sia i governi progressisti che i movimenti, “ che non stanno nei partiti, ma che sono altrettanto importanti, quelli ambientalisti, indigeni, contadini, sindacali, i movimenti sociali” e fa appello all’unità “perché gli avversari non sono le nostre oligarchie, ma è l’impero, che non va mai sottovalutato”.

LE LEZIONI DELLA SCONFITTA AL REFERENDUM

Tra i passaggi più attenti, quelli di analisi sulla sconfitta al referendum del dicembre 2007, la prima dopo nove anni di vittorie elettorali consecutive. L’analisi parte da una profonda autocritica.

“Mi assumo la mia responsabilità nella sconfitta, anche se non è solo mia. Ho sbagliato nella definizione del momento strategico per realizzare il referendum. Non era il momento migliore. Il popolo non era convinto dei cambiamenti proposti. Sono stato settario nei rapporti con il PCV e Patria Para Todos (PPT), li ho presi anche in giro. Ma oggi è imprescindibile valorizzare queste alleanze. E’ necessario dichiarare guerra al settarismo, senza alleanze la rivoluzione non avanza”. Da qui Chavez insiste sulla necessità di ricostruire il dialogo con il PCV e il PPT, la classe media ed alcuni settori della borghesia nazionale ed internazionale.

LE TRE R

Secondo Chavez il PSUV deve affrontare da subito le “3 R: revisione, rettificazione, reimpulso rivoluzionario”. E l’autocritica non è certo tenera: “I partiti che abbiamo non sono più sufficienti, rappresentano il vecchio modo di fare politica, fine a sé stesso. Soffriamo ancora di disordine, mancanza di coesione, di inefficienza e, come dice Fidel, di una sorprendente capacità di divisione. I vecchi partiti sono frammentati ed incapaci di articolare i movimenti sociali con la politica”.

Rispetto alla possibilità di rielezione presidenziale, Chavez provoca i delegati: “Ho perso il referendum ed a partire dal 2 febbraio 2013 non sarò più nel palazzo presidenziale di Miraflores”. La platea reagisce immediatamente (Uh, Ah, Chavez no se va !!) e dalla platea molti delegati gridano che inizieranno a raccogliere le firme per un nuovo referendum di iniziativa popolare a difesa della possibilità di rielezione presidenziale. Ma è lo stesso Chavez a chiamare alla calma, a stare attenti, a non sbagliare ancora il momento opportuno.

“La nostra prossima battaglia sono le importanti elezioni amministrative di Ottobre 2008, che hanno un carattere strategico. Non possiamo far vincere la destra in città e regioni chiave, sia per la produzione di petrolio, che per la loro importanza politica. Ciò porrebbe in pericolo il nostro progetto bolivariano e socialista. Non è il momento di accelerare, ma di consolidare. I nostri candidati devono essere designati dal basso, con un processo democratico vero”. E per consolidare occorre ricostruire senza settarismo il “Polo patriottico”, l’esperienza unitaria del passato con dentro anche il PCV ed il PPT.

Fin qui la cronaca. Il prossimo appuntamento a Marzo quando si terrà il Congresso vero e proprio.

Caracas 14/1/2008