Commissione Esteri al governo: votate la legge o dimettetevi

Cooperazione internazionale

 

di Marco Consolo – Liberazione 26-1-2001

 

 

 Un momento di tensione in Brasile tra un minatore e una guardia di sicurezza. Foto Salgado

 

Dopo oltre tre anni di discussione parlamentare, la riforma della cooperazione allo sviluppo è  bloccata alla Camera e rischia di non essere approvata in questa legislatura.

 

A lanciare l’allarme sono i membri del centrosinistra (nelle commissioni esteri) al gran completo in una conferenza stampa, per denunciare l’ostruzionismo del proprio governo sulla riforma della Cooperazione internazionale: Occhetto e Migone, presidenti delle Commissioni di Camera e Senato, i rispettivi relatori della legge Pezzoni e Boco.

 

La riforma introduce alcune novità di rilievo: la separazione tra le decisioni di politica estera e la gestione dei progetti affidata ad una apposita agenzia; un ruolo più attivo dell’associazionismo e dei migranti, un maggiore protagonismo della cooperazione decentrata nei territori e delle popolazioni delle periferie economiche del pianeta.

 

Ma spenti i riflettori sugli scandali del passato (e del presente?), finiti in nulla i processi, oggi l’Italia è al ventesimo posto per quanto riguarda i fondi della cooperazione: un misero 0,11 % del Pil, ben lontano dall’obiettivo dello 0,7% (impegno sottoscritto fin dagli anni ’80 dal nostro paese in sede Ocse) indicato nel testo di riforma e che ha fatto sobbalzare il ministero del Tesoro.

 

Occhetto denuncia «il rischio di un anomalo ostruzionismo del governo. Gli apparati della Farnesina non accettano la gestione autonoma della cooperazione attraverso la costituenda Agenzia. E’ la vecchia tendenza ad avere le mani nella gestione che ha portato ai danni del passato». Sulla stessa lunghezza d’onda Forza Italia, che parla per bocca di Frau «non è bene che la diplomazia si occupi di appalti. Vogliamo difendere il ruolo del parlamento contro i poteri forti che operano con i veti».

 

I toni forti si sprecano ed è Pezzoni (Ds) a dare “l’avviso ai naviganti”, minacciando la richiesta di dimissioni dei ministri competenti (Dini, Visco, Bassanini) se «entro martedì prossimo il governo non presenterà la sua relazione al parlamento».

 

Il governo è in balia delle sue divisioni interne, mentre le tecnocrazie ministeriali sono alla riscossa per spianare la strada al Polo. E se Dini oppone un muro di gomma, Vattani, il Segretario Generale della Farnesina, che organizza i tour europei di Berlusconi, sta facendo l’impossibile per bloccare l’iter legislativo che regolamenta lo strapotere delle “feluche”.

 

Monorchio, ragioniere generale dello Stato, agisce dietro le quinte perché non cambi nulla, appellandosi a “problemi tecnici”, con l’avallo del ministro Visco.

Boco (Verdi) difende lo “slegamento degli aiuti” dal sistema impresariale italiano, nonché dalle politiche militari. Si scomoda Tognana, vicepresidente della Confindustria, che dal Sole 24 ore ricorda che la cooperazione è ostaggio dei poteri forti che vogliono continuare a fare affari senza scomode intromissioni. C’è puzza di bruciato. E’ una commedia all’uranio impoverito. Oggi si bombarda  una legge, ed in caso di mancata approvazione, le conseguenze si vedranno nel futuro.

 

Rifondazione comunista, nonostante le serie critiche al testo di legge, mantiene un atteggiamento costruttivo.

Chiediamo che il governo sblocchi un ostruzionismo che si fa  beffe del parlamento, degli operatori, degli Enti locali, ma soprattutto delle popolazioni dei paesi impoveriti del pianeta, dimenticati in questi giorni dai potenti riuniti a Davos.