Costruendo l’utopia del “pollicino d’America” – Intervista con Dagoberto Gutierrez della “commissione politica dell’Fmln

Di Marco Consolo – Liberazione 21 maggio 1993

Abbiamo intervistato a Roma Dagoberto Gutierrez, giurista, che ha partecipato ai negoziati di pace come membro della Commissione politica del Fmln del Salvador. Gutierrez ha partecipato al convegno, organizzato dalla Fondazione internazionale Lelio Basso, sulla transizione in atto nel “Pollicino centroamericano”.

Si parla molto del ruolo dell’Onu. Quale è stata la vostra esperienza?

Nel processo di soluzione politica negoziata, la partecipazione dell’Onu ha significato il punto più alto della legittimazione del Fmln, che ha avuto aspetti positivi e peculiari. Dopo la guerra del Golfo, l’Onu partecipa ad un processo che ha prodotto 12 anni di guerra, dove il movimento guerrigliero non e stato sconfitto né militarmente, ne politicamente e la cui controparte più importante era la politica di Washington. L’Onu ha assistito alla fine di una guerra con una l formula politica negoziata che ha aperto il cammino a profonde trasformazioni politiche nel Paese. Oggi le Nazioni Unire hanno bisogno di rafforzarsi e dinamizzarsi, perché c’è un rapporto diretto tra la sua presenza e il rispetto degli accordi di Chapultepec.

Ma la guerra è davvero finita?

Siamo entrati in un periodo di post-guerra, non di pace, un punto molto critico nell’applicazione degli accordi, in cui e vitale la forza del movimento popolare. Quando il Fmln ha smesso di essere un esercito guerrigliero, per la destra salvadoregna è stato come un annuncio di “cessato pericolo”. Francamente abbiamo raggiunto importanti obiettivi sul terreno della democrazia, contro la volontà dell’esercito, del governo e del capitale, per la pressione del Fmln, del movimento popolare, ma anche di Washington e dell’Onu. E, nonostante lo spirito degli accordi di Chapultepec non sia anticapitalista, ma una modernizzazione del sistema, questi settori stanno solo aspettando l’opportunità per gettare tutto all’aria. E il pericoloso progetto dell’autoritarismo civile, non più dei generali e colonnelli.

Quali sono gli aspetti principali degli accordi ancora incompiuti?

Lo spiegamento della nuova Polizia nazionale civile, la distribuzione di terze agli ex combattenti, che è un punto dolente e sanguinoso, la riforma del sistema elettorale. Le elezioni hanno quindi due aspetti: una campagna politica per un nuovo governo e il culmine dell’applicazione degli accordi. E’ un’altra fase della lotta per la rivoluzione, cosi come lo è stata la guerra, anche se forse e un terreno con maggiori difficoltà, Altro punto e la definizione di una strategia comune non solo del Fmln, ma di tutto il blocco che si oppone al governo, che include la Convergenza, il movimento sociale e forse anche la stessa Dc, così come personalità disposte a battersi per sconfiggere elettoralmente Arena, come preambolo della sconfitta politica.

Perché negli accordi l’aspetto economico era in secondo piano? Non c’è il rischio che il Fmln stia troppo sul terreno elettorale, abbandonando la lotta sociale?

E’ utile concepire gli accordi come una serie di passi che democratizzano il sistema politico creando migliori condizioni per continuare a lottare. Il loro aspetto principale si riferisce a cambiamenti nel sistema politico, mentre sul versante economico abbiamo ottenuto ciò che potevamo con quei rapporti di forza.

Rispetto al rapporto tra lavoro di massa e lotta elettorale, una cosa è la lotta perla vita e un’altra è quella per l’applicazione degli accordi, che la gente in carne ed ossa non solo non capisce, ma neanche conosce. Il popolo salvadoregno oggi lotta per la vita e questa è la lotta rivoluzionaria. Il Fmln non ha ancora trovato il ponte che, agli occhi di tutti, vincoli la lotta per la vita all’applicazione degli accordi.

Quale è stato l’atteggiamento dell’amministrazione Clinton?

Clinton ha bisogno di tempo per affinare una politica per El Salvador e per l’America Latina. Ma il piccolo El Salvador è un terreno di battaglia politica per l’amministrazione nordamericana, vista la forte ripercussione negli Usa del rapporto della “Commissione della verità”, che ha dimostrato che Reagan e i suoi più alti funzionari hanno mentito al Congresso ed al Senato Usa.

C’è cautela, interesse nell’applicazione degli accordi, frizioni con le Forze armate. Senza dubbio gli Usa hanno bisogno di mettere a punto una politica verso il Paese e così noi verso Washington.

Quali sono i compiti principali per il Fmln?

Innanzitutto terminare il processo di transizione che stiamo attraversando, che implica un rapporto conflittuale tra il vecchio e il nuovo. Risolvere questa contraddizione significa creare un rapporto di forza favorevole al nuovo. Cosi come abbiamo costruito un esercito guerrigliero durante la guerra, oggi dobbiamo costruire un esercito politico e sociale poderoso, Un compito strategico e decisivo è mantenere l’unità politica del Fmln. Il cemento ideologico non esiste più, e l’unità politica implica accordi elettorali, candidati e programmi che sono parte della strategia elettorale. Ce una forte discussione interna su questo terreno, che coinvolge la base del Fmln chiamata al dibattito e alla scelta del candidato che avverrà durante la “convenzione del Fmln” il 27 giugno. Siamo obbligati ad un grande sforzo per mantenere l’unita, Ma c”è il rischio di distacco tra la base del Fmln, la società in generale e i suoi dirigenti, aggravato dalla mancanza di una comunicazione fluida e diretta con la popolazione.