El Salvador: a sinistra un cammino in salita

di Marco Consolo

Il prossimo 4 marzo, in Centro America, El Salvador sarà chiamato alle urne sia per le elezioni politiche parlamentari (84 deputati), che per le municipali di 262 comuni. I sondaggi, seppur poco affidabili, danno la vittoria alla destra, ma con un 47% di indecisi. Si tratta di un test importante, anche in vista delle elezioni presidenziali che si terranno il prossimo anno e determineranno il futuro governo in una Repubblica presidenziale. Quelle elezioni sono la vera incognita.

Come si ricorderà, dal 1980 al 1992 il “pollicino d’America” è stato dilaniato da una sanguinosa guerra civile, costata più di 70.000 morti e centinaia di migliaia di profughi interni e non.

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Foto: laflechanativa.wordpress.com

Dal 1992 fino al 2009, il Paese è stato governato dalla destra oligarchica della Alianza Republicana Nacionalista (ARENA), responsabile diretta di crimini e massacri contro la popolazione durante la guerra.  Il governo di Arena ha realizzato una dura politica di aggiustamento strutturale neo-liberista che ha messo in ginocchio il Paese.  E a partire dal 1° gennaio 2001, El Salvador ha adottato il dollaro statunitense come moneta di corso legale, ipotecando pesantemente la sua politica economica e cambiaria.

Imn queste condizioni, nel 2009 il governo è passato al partito erede della guerriglia, il Frente Farabundo Martí para la Liberación Nacional (FMLN), prima con l’alleato indipendente Mauricio Funes, ed oggi con il Presidente Salvador Sánchez Cerén, ex-comandante guerrigliero, firmatario degli Accordi di Pace. Gli ultimi due governi dell’FMLN sono riusciti a lavorare a beneficio della popolazione, nonostante abbiano nuotato contro corrente, con una camicia di forza istituzionale e contro un apparato statale che la destra ha blindato da quasi duecento anni.

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Foto: Ultima Hora SV

Ma andiamo con ordine. In questi 8 anni l’FMLN ha dovuto governare senza la maggioranza nel Parlamento ed è evidente la necessità di cambiare la correlazione di forze, per superare il blocco operato dalla destra oligarchica.

Nonostante ciò, molto è stato fatto in questi anni. Un elenco parziale  riporta l’eliminazione della “quota volontaria” dei servizi sanitari, l’aumento di strutture sanitarie passate da 421 nel 2008 a 818 nel 2017, la creazione di 576 Equipe di Comunicazione per la Salute Familiare (ECOS) in 186 comuni, la costruzione dell’Ospedale delle donne e dell’Ospedale Nazionale de La Union, la gratuità dell’Università di El Salvador, la gratuità della colazione e delle uniformi scolastiche (riattivando una produzione locale), il programma che ha dotato di un computer i bambini, i centri di Ciudad Mujer, la protezione ambientale con la proibizione delle attività minerarie su larga scala, ed un lungo etc.

L’economia ha chiuso bene nel 2017, con una crescita del PIL più elevata, un aumento delle esportazioni e stabilità dei prezzi (inflazione all’1,83% fino a novembre).

Ma per potere andare avanti, ci sarebbe bisogno di una solida maggioranza per riuscire ad approvare leggi a favore della maggioranza della popolazione. A partire da una profonda riforma fiscale progressiva (osteggiata apertamente dalla destra). L’oligarchia attraverso ARENA vuole tornare a governare e chiede trasparenza, dopo avere fatto man bassa delle risorse dello Stato e della popolazione. Una richiesta paradossale, visto che il Ministero delle Finanze ha da poco riferito che 486 registratori di cassa appartenenti ai negozi SIMAN e alla catena di supermercati SELECTO non erano registrati e mostravano irregolarità. Entrambi sono catene commerciali di proprietà di due personaggi di ARENA, possibili candidati alla presidenza.

Tra le riforme in attesa, c’è la legge per proibire finalmente l’uso dei pesticidi in agricoltura, per non parlare della depenalizzazione dell’aborto, almeno nei casi di pericolo di vita della madre, malformazioni congenite o di violenza sessuale.

Restano poi in sospeso anche i processi ai criminali di guerra, per i numerosi crimini contro la popolazione ed alcuni membri della Chiesa.

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Foto: elsalvadorperpective.com

Crimini rimasti impuniti, grazie ad una legge di amnistia decretata nel 1993, dall’allora governo di ARENA, guidato da Cristiani. Un’amnistia (dichiarata incostituzionale nel 2016) che ha reso vana la relazione finale presentata pochi giorni prima dalla Commissione della Verità, costituitasi sotto l’egida dell’ONU, come previsto dagli Accordi di Pace.

Con l’attuale correlazione di forze, nulla è facile in una nazione in cui, durante la guerra, gli Stati Uniti hanno investito più di un milione di dollari al giorno in aiuti militari per evitare, al prezzo necessario, una vittoria dell’insurrezione armata. E l’ingerenza quotidiana di Washington continua in maniera sfacciata fino ad oggi.

Il “Partito giudiziario” e il “Golpe blando”.

In linea con il copione del “golpe blando” istituzionale in tutta l’America Latina, la Corte Suprema di Giustizia (e al suo interno la Sala Costituzionale) fa il bello ed il cattivo tempo, molto spesso calpestando la Costituzione, bloccando sistematicamente le proposte del governo, e schierandosi apertamente con ARENA. Hanno fatto scalpore le dichiarazioni di incostituzionalità della legge di bilancio dell’Esecutivo, dell’emissione di titoli del debito pubblico per finanziare la spesa pubblica e le pensioni e, rasentando il ridicolo, addirittura delle “corsie preferenziali” per il trasporto nella capitale, governata dall’ FMLN.

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Foto: elsalvador.com

Inoltre, la destra controlla il Procuratore Generale della Repubblica, mantiene funzionari nell’apparato statale che operano come quinta colonna, appositamente inefficienti, per suscitare malcontento nella popolazione contro il governo FMLN.

A partire dal 2012, quando l’FMLN ha assunto la presidenza del Parlamento e ha raggiunto accordi con i partiti di minoranza, i magistrati hanno mostrato il loro programma politico per destabilizzare il governo. Da allora, la Sala Costituzionale ha emesso 10 sentenze che hanno interessato le finanze del governo e proteggendo gli evasori fiscali delle grandi società, mettendole al riparo da una riforma tributaria approvata, ma che la Sala ha annullato. I magistrati hanno anche annullato più di 10 decisioni del governo e del Parlamento, diverse elezioni di funzionari della Corte dei Conti, del Tribunale Supremo Elettorale, della Corte Suprema di Giustizia e di altre istituzioni pubbliche, con l’accusa di essere persone presumibilmente legate al FMLN, come se la simpatia di partito fosse un impedimento a ricoprire cariche pubbliche.

Dulcis in fundo, hanno cambiato la legge elettorale (spetterebbe al Parlamento) cercando di favorire la destra.

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Foto: Prensa Latina

Nel cassetto giace la proposta dell’FMLN di riformare la Carta Magna, introducendo il principio dell’elezione popolare dei magistrati della Corte Suprema e l’uguaglianza di genere negli incarichi pubblici. Ma per approvare le riforme costituzionali, in Parlamento c’è bisogno di una maggioranza semplice in una legislatura e la ratifica con maggioranza qualificata nella seguente.

La criminalità ad orologeria

Un capitolo a parte riguarda la criminalità e la violenza giovanile, tra i problemi sociali più rilevanti. Nella guerra senza quartiere per il controllo del territorio, anche il tema della violenza delle bande criminali (conosciute come “pandillas”) fa parte della strategia per “togliere l’acqua al pesce”, evidenziata dai rapporti con la criminalità dei dirigenti di ARENA e di molti dei suoi candidati. Molti sindaci e consiglieri di ARENA sono in galera o latitanti, a causa dei loro vincoli criminali, mentre alcuni deputati sono stati uccisi dai narcotrafficanti per regolamenti di conti. E l’attuale candidato a sindaco di ARENA per la capitale San Salvador, Ernesto Muyshondt, attualmente deputato, è oggi accusato di finanziare le “pandillas” a cambio di appoggio elettorale.

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Foto: lapagina.com.sv

Nonostante la precarietà delle finanze pubbliche, se da una parte rimane esplosiva la situazione delle carceri, dall’altra ha avuto un discreto successo il “Piano Sicurezza” (un insieme di iniziative sociali e di repressione). Gli omicidi sono diminuiti del 27% e a San Salvador sono dimezzati.

La carta di ricambio di Washington

Oggi il panorama è complesso, perché ARENA è sempre meno utile all’impero, senza che però vi sia ancora una carta di ricambio credibile e con appoggio sufficiente. Lo hanno già fatto in passato, quando hanno insediato il democristiano José Napoleón Duarte e non hanno permesso che diventasse presidente il militare Roberto D’Aubuisson, (fondatore di ARENA, degli squadroni della morte paramilitari e responsabile, tra gli altri, dell’omicidio di Monsignor Romero). Lasciare che ARENA torni al governo sarebbe gettare benzina sul fuoco e la Casabianca ne è consapevole. Per il momento preferisce logorare il governo del FMLN, assediato dall’attacco mediatico ed economico, con le mani legate da una Sala Costituzionale, e dalla maggioranza parlamentare di destra. A questo va aggiunta la strategia della violenza per “togliere l’acqua al pesce”, e i possibili brogli elettorali per rubare voti.

In questo complesso rompicapo, una possibile carta di ricambio è stata finora il partito Gran Alianza por la Unidad Nacional (GANA) [1]. Sorto nel 2010 da una scissione “moderata” di ARENA, si definisce un partito conservatore e della destra popolare. GANA è oggi la terza forza nel parlamento con 11 deputati, con il Presidente del Parlamento e una cinquantina di sindaci. Nato come destra “potabile”, in realtà non è mai riuscito davvero a decollare.

In questo quadro complesso, si inserisce la campagna per il “voto nullo”.  Nonostante e contro le conquiste sociali del governo FMLN, la destra usa il copione della “lotta alla corruzione”, affermando che tutti sono corrotti e si moltiplicano gli appelli al voto nullo.

Su questo fronte è particolarmente attivo Najib Bukele (oramai ex-sindaco FMLN della capitale San Salvador, espulso di recente per aver aggredito verbalmente una sindaca). Bukele ha fondato il “Movimento Nuove Idee” ed ha adottato il colore celeste come bandiera. I “celestini” si dedicano ad attaccare l’FMLN e a fare appello al voto nullo, sostenendo che ARENA e FMLN sono uguali. Una posizione che come sempre favorisce la destra e l’impero, dato che ARENA è sempre meno la carta imperiale, anche se funzionale per il momento. L’idea è logorare politicamente l’FMLN, per arrivare alle elezioni presidenziali del 2019 con un candidato “nuovo e moderno”. Nella capitale, Bukele gode di un certo seguito e può compromettere la vittoria della candidata del FMLN, la deputata Jackeline Rivera. 

Il ricatto delle espulsioni dagli Stati Uniti

Durante gli anni del conflitto, migliaia di salvadoregni sono emigrati. In seguito, lo hanno fatto per la grave crisi economica. Tra le destinazioni principali Stati Uniti, Canada, Australia, Spagna, Italia.

Sebbene non vi sia alcun censimento, le stime indicano che più di 2 milioni e mezzo vivono all’estero e le loro rimesse sono una delle colonne portanti dell’economia salvadoregna, rappresentando il 17,1 % del PIL (nel 2017 hanno raggiunto la cifra record di 4.567.000 US$, 300 milioni in più dell’anno precedente). Secondo la CIA, le rimesse rappresentano quasi il 20% del PIL, sono la seconda fonte di reddito dopo le esportazioni e hanno contribuito a ridurre la povertà [2].

Di questi migranti, solo una minima parte riesce ad esercitare il diritto al voto, nonostante la legge lo preveda. Infatti, molti sono in situazione irregolare nel Paese di accoglienza e quindi non possono registrarsi in Ambasciata, e un’altra parte non riceve a tempo la documentazione. Nel nostro Paese ne sono registrati 13.175, ma le stime parlano di 50.000.

Oggi nel Paese vivono circa 6 milioni di persone, di cui il 67 % nelle città. Secondo il Ministero degli Esteri, circa 2 milioni vivono negli Stati Uniti, dove costituiscono la più grande comunità salvadoregna al di fuori del Paese (la terza dopo Messicani e Portoricani). Ogni giorno vengono espulsi dagli Stati Uniti circa 60-70 salvadoregni ed il ricatto è forte, vista l’importanza delle rimesse e le difficoltà economiche del “pollicino” per il loro reinserimento.

E a pochi giorni dalle elezioni, si è scomodato Donald Trump attaccando il governo salvadoregno via Twitter: “El Salvador prende solo i nostri soldi, e il Messico deve aiutare DI PIU’ su questo problema, abbiamo bisogno del muro !”, ha detto Trump, accusando le autorità del Paese centroamericano di non lavorare per fermare le “pandillas”. Secondo Trump, anche se “i membri della banda MS-13 vengono eliminati a migliaia da agenti dell’ICE [3] e da pattuglie di confine, questi assassini tornano da El Salvador e dal Messico come l’acqua” [4].

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Immediata la reazione alle parole di Trump del governo salvadoregno, che ha dichiarato che le sue affermazioni “ancora una volta vanno contro la dignità del Paese, ed omettono sforzi e contributi” per colpire le bande criminali. Il Presidente Sánchez Cerén ha espresso “la sorpresa per le accuse” di Trump, specialmente quelle relative alla lotta contro l’organizzazione terroristica transnazionale MS-13 (presente anche in Italia). “Data la natura transnazionale delle bande, abbiamo promosso sforzi coordinati con i paesi del Triangolo Nord dell’America Centrale, anch’essi colpiti dalle loro azioni. Manteniamo una stretta e fluida collaborazione tra le autorità di sicurezza salvadoregne e statunitensi, che ha reso più facile per gli Stati Uniti applicare il modello implementato in El Salvador, nel suo centro di analisi transnazionale anti-gang” [5].

Dando dei criminali all’intera popolazione migrante, Trump ha minacciato di togliergli lo “Status di Protezione Temporanea” (TPS). Attraverso la sua ambasciata e diversi consolati sul territorio, El Salvador è riuscito a far registrare nel TPS circa 25.000 persone, sebbene il dato non rifletta il totale di persone che hanno effettuato la registrazione, visto che molti lo hanno fatto attraverso altri meccanismi.

Poco dopo il Dipartimento di Stato ha annunciato un tour di Nikki Haley, ambasciatrice di Washington all’ONU, verso il Guatemala e l’Honduras (governati dalla destra), escludendo El Salvador dal suo itinerario.

Farabundo vincerà questa battaglia ?

Nonostante le sue piccole dimensioni, El Salvador è strategico per l’impero: fa parte del triangolo Nord dell’America centrale e, grazie al Golfo di Fonseca, è una base navale naturale ed un luogo ideale per l’ascolto delle comunicazioni. In questi anni, il peso politico del governo degli Stati Uniti nella vita nazionale non è certo diminuito (le enormi dimensioni dell’Ambasciata lo stanno a dimostrare).

Il continente è un teatro operativo in cui gli Stati Uniti muovono le loro pedine in modo coordinato, sia per la sua egemonia continentale che per quella globale. In 12 anni di guerra Washington non ha potuto sconfiggere un popolo ribelle.  Ma i governi che nel continente si oppongono alle politiche neoliberali di esclusione e ai piani egemonici dell’impero vivono un momento difficile. In tempo di guerra la gravità del momento non può essere sottovalutata.

Il potere economico e politico del capitale nazionale e straniero è ancora molto grande nel Paese. Inoltre, la sua ideologia ha influenza su segmenti importanti della popolazione, dato il controllo dei principali mezzi di comunicazione, di università, chiese e altre istituzioni (Gramsci docet).

La leadership dell’FMLN ha condotto la guerra e costretto il nemico a sedersi per negoziare la pace. Ma ora, questa organizzazione di ex-guerriglieri, che divenne un simbolo dell’America ribelle, avrà la capacità di vincere quest’altra battaglia ?  L’assalto della destra e i metodi di propaganda e guerra psicologica imperiale, piegheranno il popolo salvadoregno e lo convinceranno a tornare al passato ?

 

[1] http://gana.org.sv/

[2] https://www.cia.gov/library/publications/the-world-factbook/geos/es.html

[3] Immigration and Customs Enforcement, è un’agenzia federale statunitense parte del Dipartimento della Sicurezza Interna degli Stati Uniti, responsabile del controllo della sicurezza delle frontiere e dell’immigrazione.

[4] https://www.telesurtv.net/news/el-salvador-declaraciones-donald-trump–20180224-0008.html

[5] https://www.telesurtv.net/news/el-salvador-declaraciones-donald-trump–20180224-0008.html