Nicaragua: sandinisti al governo per le elezioni del ’96 ?

Intervista con Marlon Narvaez; rappresentante in Italia del Fsln.

 

Il 19 luglio 1979 la guerriglia sandinista entrava a Managua, capitale del Nicaragua, rovesciando la sanguinaria dittatura della dinastia dei Somoza. Via via che il processo rivoluzionario si approfondisce aumentano le contraddizioni con i latifondisti e gli interessi geopolitici degli Stati Uniti. Da subito il Nicaragua si trasforma nel terreno di sanguinosa sperimentazione della nuova modalità della “guerra di bassa intensità: embargo economico, accerchiamento diplomatico, guerra dell’informazione, aggressione militare e distruzione ne sono gli ingredienti.

L’inesperta dirigenza sandinista commette errori che pagherà a caro prezzo nei dieci anni di speranza rivoluzionaria, fino alla sconfitta elettorale nel 1990. La popolazione, stremata dalla crisi economica e stanca di guerra, premia l’opposizione della Uno (Union Nacional Opositora), eterogenea e singolare coalizione di 14 partiti, guidata da Violeta Chamorro ed appoggiata dall’amministrazione Usa. Lo scenario degli ultimi tre anni è quello delle ricette neo-liberali del Fmi, che hanno paralizzato l’economia e portato al 64% di disoccupazione: aprire al mercato internazionale eliminando le barriere protezioniste e liberalizzando il commercio, ridurre la spesa pubblica per sostenere la moneta, rinegoziare i contratti di lavoro, continuare a privatizzare il settore bancario, contrarre il credito ai settori produttivi.

Ma in Italia, in questa sinistra dalla memoria  corta e poco disposta ad appoggiare i processi che non somigliano alle proprie illusioni, cosi pronta a seppellire la speranza piuttosto che ad alimentarla, chi si ricorda più del Nicaragia sandinista? Dell’attualità e delle prospettive abbiamo conversato con Marlon Narvaez; rappresentante in Italia del Fsln. «Se è vero che la nostra sconfitta elettorale ha significato la fine della guerra, allo stesso tempo come nel resto dell’America Latina, ha significato l’applicazione del modello neoliberale. Un piano che ha provocato fame e miseria, ma che allo stesso tempo ha fatto scoccare la scintilla della resistenza a un progetto economico che non prendeva in considerazione la nuova realtà del Nicaragua rivoluzionario. Ma nonostante la battaglia tenace, le organizzazioni popolari, sindacali, cooperative sono state private poco a poco dei fondamentali diritti umani, alla casa, alla salute, all’educazione, Disoccupazione, prostituzione e delinquenza aumentano costantemente, cosi come il consumo e il traffico di cocaina, la cui dose costa oggi meno che il tradizionale rum. Se a questo aggiungiamo la corruzione e l’inefficiente esistenza nel governo, il panorama è critico e di continua lotta politica, sociale, economica.

l tentativi che abbiamo condotto verso la stabilizzazione politica e sociale sono stati inutili, aumenta la conflittualità e la scomposizione sociale. Le discussioni generiche sulle politiche economiche rischiano di essere banali per l’intransigenza dei responsabili economici del governo. Da parte nostra abbiamo chiesto costantemente di cambiare direzione, per riattivare l`economia, appoggiando la produzione agricola e industriale verso l’esportazione che garantisca la divisa necessaria. Occorre ridurre la disoccupazione, stabilizzare le forme di proprietà, dare risposte agli smobilitati dell’esercito e della resistenza. ll governo deve rinunciare alle privatizzazioni in settori delicati come quello della salute, dell’energia e acque, delle comunicazioni. Ma il governo è sordo ed insensibile alle richieste popolari e aumenta il carico fiscale, favorendo l’importazione di beni di lusso, emarginando i piccoli e medi produttori che hanno un enorme potenziale produttivo e che si vedono negati i crediti e l’assistenza tecnica. La crisi economica, sociale e politica e le possibili vie d’uscita sono la nostra maggior preoccupazione. Se si mantiene Fattuale orientamento ci sono segnali preoccupanti della possibilità dello scoppio di una nuova guerra».

Il Fsln punta a rompere l’unità della Uno?

L’ala più reazionaria della Uno guidata dal vice-presidente Godoy, dall’ex presidente del Parlamento Alfredo Cesar e dal sindaco di Managua Aleman, punta alla guerra e vuole creare una retroguardia armata per accrescere il proprio potere contrattuale, capitalizzando il malcontento popolare verso l’esecutivo e la sfiducia dei contadini verso il Fsln, riunendo in un blocco unico i sindaci di destra, i vecchi proprietari terrieri, la gerarchia della Chiesa cattolica e i mass-media più reazionari. Il “trio”, con l’appoggio dei repubblicani Usa, favorisce la ricostituzione di gruppi armati della “Re-contra” e l’entrata di mercenari cubani anticastristi, con l’intenzione di distruggere le conquiste della rivoluzione, la riforma agraria, le cooperative, le diverse organizzazioni sociali. L’obiettivo è di far ritornare la terra e le proprietà nelle mani dei somozisti. Ma non si illudano, perché noi sandinisti non permetteremo che una dozzina di mercenari cambino il destino del Nicaragua.

In questa situazione qual è il ruolo del Fsln?

L’impegno del Fsln continua a essere quello di lottare per una società migliore e una vita più degna. Questo ha implicato una lotta costante in uno scenario complesso e avverso. Oggi far cadere il governo sarebbe fin troppo facile, ma irresponsabile se non si hanno alternative credibili. Non si tratta di co-governare, ma di appoggiare le decisioni giuste e di opporsi alle misure anti-sociali. Il Fsln sta elaborando un piano economico alternativo e ricerca una “concertazione” attorno ad un programma di lotta che ci permetta di riunire le forze del Fronte, recuperare il consenso della popolazione, riunificare i diversi interessi con l’0biettivo di riconquistare il governo alle prossime elezioni del ’96, per riprendere il cammino rivoluzionario. Speriamo che le idee di ricominciare la guerra non prosperino. In questo senso è grande la responsabilità della comunità internazionale e soprattutto degli Usa.

 

Liberazione 16 luglio 1993