«Terra, casa, salute: con Bolivar contro l’Alca e l’aggressione neoliberista»

di Marco Consolo – Liberazione 8-12-2001

Nostro servizio – La Habana

Durante l’incontro continentale contro l’Alca (Area di Libero Commercio delle Americhe), svoltosi a Cuba qualche giorno fa alla presenza di 800 delegati di 34 Paesi, abbiamo incontrato Ruben Dario Molina, responsabile Internazionale della Forza Bolivariana dei Lavoratori (Fbt) del Venezuela, la centrale sindacale vicina al processo in corso nella patria del “Libertador” Simon Bolivar.

 

Quando e perché nasce la Fbt?

La creazione di una nuova centrale sindacale nazionale ha poco più di un anno.

Nasce per contrarrestare la pratica fraudolenta, clientelare e mafiosa del vecchio sindacato, la Centrale dei Lavoratori Venezuelani (Ctv), legata ai partiti tradizionali (Copei e Accion Democratica) alternatisi al potere dal 1958 grazie al clientelismo e alla corruzione, e battuti clamorosamente alle ultime elezioni.

Nonostante il fraude elettorale nelle ultime elezioni sindacali, (avallato dal Segretario Generale della Ciosl-Orit internazionale, Luis Anderson), la Ctv ad oggi rappresenta solo l’8% della popolazione economicamente attiva.

 

I nostri principi base sono la democratizzazione del movimento sindacale, l’unità dei lavoratori per rafforzarne il potere contrattuale verso i padroni e lo Stato, lo sviluppo della partecipazione e del loro protagonismo in una fase di cambiamenti profondi nel  Paese. Non dobbiamo dimenticare che, per più di dieci anni, anche grazie alla Ctv, il popolo venezuelano è stato sottoposto ad una ricetta neo-liberale le cui conseguenze sono stati i morti, l’approfondimento della povertà e della miseria. Una decade che ha provocato la ribellione dei militari patriottici e la vittoria di Chavez.

 

Quali sono le vostre priorità ?

Dal 1999, con la leadership di Chavez, il popolo venezuelano è impegnato su cinque assi strategici.

Sul piano politico l’impulso alla democrazia partecipativa e al protagonismo popolare; sul piano sociale accorciare le disuguaglianze e battersi per una vera “giustizia sociale”; su quello economico sviluppare un’economia produttiva, democratizzando la distribuzione della ricchezza; sul piano internazionale accompagnando l’integrazione dei popoli latinoamericani e dei Caraibi; sul piano territoriale con il decentramento amministrativo ed  uno sviluppo che tenga conto delle potenzialità locali. Ciò è stabilito nella recente costituzione approvata da un referendum popolare il 15 Dicembre 1999.

Sono questi gli elementi principali per affrontare l’Alca (Area di Libero Commercio delle Americhe) ed i suoi effetti nefasti.

 

In Europa la grande stampa parla di una “società militarizzata”, del “pericoloso populismo armato” di Chavez, di un asse Caracas-La Habana, di un processo che scontenta la popolazione. Come risponde il movimento sindacale ?

 

Siamo sottoposti ad una campagna feroce di discredito. Non è un caso. E’ una campagna ben orchestrata ed organizzata sistematicamente in Venezuela ed all’estero da quelli che vogliono applicare a tutti i costi il neo-liberalismo, anche attraverso l’omicidio, i “desaparecidos”, la repressione, così come avviene in altri Paesi. L’attacco contro la possibilità di decidere il nostro destino è durissimo.

Senza dubbio questo comporta uno scontro radicale con il neo-liberalismo. Quegli stessi settori che si oppongono all’approvazione di una “legge sulla terra” che ne democratizzi la proprietà ed alle altre riforme, non hanno alcun interesse che il nostro popolo abbia accesso a terra, lavoro, casa, salute dignitosa.

 

Qual è il vostro giudizio sull’ Alca e quale effetto avrebbe per i lavoratori latinoamericani la sua approvazione insieme ai negoziati dell’Omc?

 

Per il Fronte Bolivariano dei Lavoratori è importante sottolineare le conseguenze dell’Alca, un progetto su cui il grande capitale, diversi paesi sviluppati ed i loro alleati lavorano da più di dieci anni minando le Nazioni Unite per mantenere e approfondire il loro potere economico, militare ed ideologico. Penso all’Organizzazione Mondiale del Commercio (Omc), che cerca di passare sopra la stessa carta dell’Onu per iniziare ad imporre sanzioni ai Paesi poveri. Uno dei suoi obiettivi occulti è sostituirsi alle funzioni di altri organismi dell’Onu, in particolare all’Organizzazione Internazionale del Lavoro (Oil).

 

In che senso?

 

E’ una trappola poco conosciuta dai lavoratori nel mondo: si definiscono come “prioritarie” solo otto  Convenzioni dell’Oil, (libertà sindacale, lavoro forzato, lavoro minorile, non discriminazione, diritti umani), derubricando come inferiori altri diritti, definibili anch’essi come diritti umani. Penso alla sicurezza sociale, pubblica e solidale, al diritto alla salute e sicurezza sul posto di lavoro, di quelli dei lavoratori migranti, quello ad un occupazione degna e ben remunerata. Sono punti che consideriamo centrali dato l’alto debito sociale contratto in questi anni.

 

Tutto ciò lascia il campo libero all’Omc, affinché si trasformi in un organo di sanzioni ed imposizioni ai Paesi più deboli economicamente. Assisteremo ad interventi ed occupazioni in nome del libero mercato, approfondendo il dominio dei più forti sui più deboli, facendo praticamente scomparire la funzione principale dell’Oil nei confronti degli Stati membri.

 

Principi come la cooperazione, l’assistenza tecnica e le “raccomandazioni” per risolvere le deficienze degli Stati per le Convenzioni ratificate. Tutto sta ad indicare che l’Omc prenderà misure che bloccheranno le economie, imporranno vere e proprie sanzioni che approfondiranno le differenze sociali e la fame dei nostri popoli. Allo stesso tempo si intaccano la sovranità e l’autodeterminazione dei popoli, e si rafforza ulteriormente il binomio mondiale e continentale Alca-Omc. E’ uno degli argomenti chiave della nostra opposizione all’Alca. Nelle discussioni sui rapporti di lavoro e l’Alca si fa riferimento solo alle otto Convenzioni prioritarie dell’Oil e non all’insieme dei diritti conquistati dai lavoratori nell’ultimo secolo.

 

Che altre azioni prevedete?

 

Stiamo lottando contro l’Alca anche a livello continentale. Lo scorso luglio abbiamo realizzato a Caracas un incontro continentale dei lavoratori e delle lavoratrici contro la globalizzazione neo-liberale e l’Alca a cui hanno partecipato delegati di 13 paesi del continente. Come si sa, il presidente Chavez, si è pronunciato formalmente contro l’Alca. Da parte nostra appoggiamo l’idea di realizzare referendum o plebisciti in ogni paese, con una semplice domanda: siete d’accordo ad essere integrati nell’Alca? La prima cosa che chiederanno è: che cos’è? E’ per questo che ci impegniamo a lanciare una grande campagna di educazione tra i lavoratori sui suoi contenuti.