Una strana epidemia

chavez_0Una strana epidemia colpisce da qualche anno diversi Presidenti progressisti e di sinistra in America Latina. Oltre al Presidente Chavez, dal tumore sono stati colpiti il comandante Fidel Castro, l’ex presidente brasiliano Lula e poi quella attuale, Dilma Roussef. Anche il Presidente costituzionale del Paraguay, Fernando Lugo (poi rimosso da un “golpe parlamentare”) ha dovuto curarsi dal tumore, e si era parlato altresì dell’argentina Cristina Kirchner (dopo la repentina e sorprendente morte dell’ex-Presidente Nestor Kirchner). Un’epidemia, appunto, fatta di molte strane coincidenze del presente e del passato.

 

Nel piccolo Uruguay, governato dall’ex-tupamaro Pepe Mujica, molti sono quelli che sostengono che durante gli anni di prigionia nelle carceri della dittatura militare uruguayana, gli siano stati inoculati i germi della malattia.

 

Lo stesso Chavez da tempo aveva denunciato il sospetto di una mano complice della strana epidemia che aveva colpito i governanti progresssiti di tutto il continente. Ieri anche il Vice-Presidente venezuelano, Nicolàs Maduro, ha rilanciato la stessa ipotesi, ricordando la morte di Yasser Arafat, il dirigente palestinese. Come si sa, sui suoi vestiti sono state trovate tracce di Polonio, il terribile veleno che non lascia scampo, nè tracce evidenti. Il governo ed i servizi segreti di Israele, principali accusati, hanno sempre negato ogni addebito, ma grazie all’insistenza della famiglia e della dirigenza palestinese è in corso una inchiesta internazionale indipendente.

 

Il Dipartimento di Stato nordamericano ed i megafoni della destra internazionale naturalmente negano a tutto spiano e accusano il governo bolivariano di fare propaganda e di voler ricompattare il Paese agitando il “nemico esterno”. Ma negli ultimi giorni il governo venezuelano ha espulso due addetti militari dell’ambasciata statunitense per ingerenza negli affari interni, accusandoli di cospirare per destabilizzare il Paese.

 

Chi conosce la storia dei rapporti tra gli Stati Uniti e il suo “cortile di casa” sa bene di quali terribili atrocità si siano macchiate le varie amministrazioni statunitensi, che non hanno risparmiato sforzi, intrighi e complotti per liberarsi di chi dava fastidio. Se solo si ripercorrono i molteplici tentativi di sbarazzarsi di Fidel Castro, la realtà supera di gran lunga l’immaginazione. E Cristo, se la memoria non ci tradisce, non è morto di freddo.

 

Con la scomparsa di Chavez, di certo gli interessi statunitensi e del capitalismo in Venezuela, in America Latina e nel mondo, hanno un problema in meno.

 

E non c’è dubbio che gli altri Presidenti progressisti debbano tenere gli occhi ben aperti.