Venezuela: i signori del golpe permanente

 

 

di Marco Consolo – Liberazione 28 febbraio 2003

La “guerra a bassa intensità” contro il governo costituzionale venezuelano del Presidente Hugo Chavez Frias conta (insieme al petrolio) su di un potente apparato mediatico interno ed internazionale Infatti l’aggressione mediatica gioca un ruolo centrale per il “controllo delle idee e dei cuori” nella strategia di destabilizzazione a cui è sottoposta questa originale esperienza di trasformazione. Un apparato che funziona a reti unificate praticamente 24 ore al giorno, a volte con una propaganda apertamente terrorista, che fa sfacciatamente appello alla violenza, alla ribellione militare, a non riconoscere il governo, violando tutte le leggi in materia. L’obiettivo di questa strategia mediatica è creare un clima psicologico per dimostrare la debolezza del governo e dare una dimostrazione di forza.

Chi scrive ha potuto toccare con mano, durante più di tre mesi passati nel paese, lo sfrontato cocktail di menzogne, manipolazione, aggressività, violenza e tergiversazione, in un crescendo ossessivo, adoperato nel Paese e all’estero per screditare il “processo bolivariano”. Sui canali televisivi commerciali fioccano gli insulti contro il Presidente: “scimmia, pazzo, figlio di…”. pronunciati da qualche signora ingioiellata del Rotary Club di Caracas. interminabili editoriali chiamano all’insurrezione contro il “dittatore” Chavez, chiedono alle Forze Armate di disobbedire, di ribellarsi, di unirsi all’opposizione.

Tra gli uomini d’affari che hanno organizzato il tentato colpo di stato dell’aprile 2002 due sono le figure principali. Il primo è Luis Giusti, l’ex-presidente della compagnia statale di petrolio Pdvsa. (Petroleos de Venezuela S. A.). Il Venezuela è oggi il quinto produttore mondiale di petrolio e copre circa il 18% del fabbisogno energetico statunitense. Al momento della vittoria di Chavez la lobby petrolifera internazionale aveva due importanti obiettivi: privatizzare PdVSA e far uscire il Venezuela dall’Opep, (Organiuazione dei Paesi Produttori di Petrolio), di cui il Venezuela è il terzo esportatore. La mente del tentativo di privatizzazione era appunto Luis Giusti.

Chavez blocca il progetto, annulla il piano di investimenti petroliferi 1999-2003 di ben 64 miliardi di dollari, aprendo la guerra con le multinazionali dell’energia. Le stesse che, dagli anni ’80 controllavano la cosiddetta compagnia “di Stato” per mezzo di programmi di “internazionalizzazione dell’impresa”, investimenti, concessioni, joint ventures, ecc.

La Cia, tramite una società di comodo (Intesa-SAIC) ne gestiva la banca dati informatica e quindi la stessa capacità operativa.

Luis Giusti è attualmente uno dei “consiglieri energetici” dell’amministrazione Bush, che conta su figure chiave dell’industria petrolifera tra cui il vice-presidente Dick Cheney e la Consigliera per la sicurezza nazionale Condoleeza Rice.

La seconda figura chiave della dinamica golpista venezuelana è Gustavo Cisneros, un magnate dell’oligarchia antichavista venezuelana, di origini cubane, con interessi ramificati in tutto il continente americano. Attento alle public relations, Cisneros si muove a tutto campo, dalle reti universitarie, a quelle economiche e politiche delle elite del dominio globale, In campo accademico è consigliere di diverse e prestigiose università statunitensi, fa parte della task force delle Nazioni Unite su Tecnologie dell’informazione e Comunicazione. Nonché del Foro Economico Mondiale (quello di Davos).

Della ristretta cerchia di soci fa pane anche Agustìn Edwards, l’imprenditore cileno dei media proprietario del quotidiano ultraconservatore El Mercurio, che ha svolto una importante ruolo nel golpe cileno contro Allende del 1973.

Sul versante politico Cisneros ha avuto buoni rapporti con Ronald Reagan, con Bill Clinton ed il suo Ministro degli Esteri, Cyrus Vance. Membri di tutto rispetto del circolo economico attorno alla famiglia Bush, hanno amicizie di lunga data con i cubani anticastristi di Miami. Il gruppo conta con un impero economico di 70 imprese in 39 paesi, con un fatturato (probabilmente sopravvalutato) di più di 4000 milioni di dollari. Oltre l’industria alimentare, i suoi principali investimenti sono nei mass-media: la Tv via satellite Directv Latin America, possiede più di 300 canali video e audio in 28 paesi; Univision è la maggiore catena televisiva in lingua spagnola negli Usa; Venevision un importante Tv venezuelana e Venevision International, uno dei più forti in America Latina. Nel 1997 lancia Palyboy-Tv Iberia che trasmette in Spagna e Portogallo ed in seguito acquista il controllo della Cadena Caracol in Colombia. Nel 1998 dà vita ad una joint venture con Americaonline dalla quale nasce Americaonline Latin America (Aola) che offre servizi interattivi in Brasile, Messico, Argentina e Puerto Rico. E’ da qui che nasce la connessione con Cnn, Aol ed il gigante multimediale Time Warner. La Cnn, si fonde nel 1996 con il gruppo Time Warner, che a sua volta è assorbita nel gennaio del 2001, con Aol che ne ottiene il controllo azionario. La Cnn rimane così subordinata ad Aol con i quali, appunto, Cisneros aveva dato vita ad una impresa mista. Da gigante indipendente, la Cnn diventa una delle tante imprese del colosso multimediale Aol-Time Warner.

La compagnia petrolifera venezuelana possiede inoltre la più grande catena di distributori di benzina statunitense, la Citgo, con circa 15.000 stazioni di servizio ed otto raffinerie, nove in Europa ed altrettante in Venezuela e nei Caraibi.

Torniamo al Venezuela. Negli anni ’60 il canale televisivo Venevision, cresce a dismisura grazie alla simbiosi con i governi democristiani e socialdemocratici che si alternano alla guida del paese. Concessionari della Coca Cola, in passato erano proprietari di una catena di supermercati venduti in seguito per entrare nel business della comunicazione. Nel paese sono proprietari di una squadra di baseball, di fabbriche di birra e di alimenti.  Sono altresì concessionari dell’industria di attrezzature e abbigliamento sportivo Spalding e di varie catene di fast food. Controllano la distribuzione cinematografica, una casa discografica e diversi negozi musicali. Allo stesso tempo sono co-proprietari dell’impresa telefonica e di trasmissione dati Telcel, associata alla multinazionale Bell South.

Durante il colpo di stato dell’aprile 2002, la Direct Tv ha tenuto in onda il segnale televisivo di tutti i canali golpisti, mentre Telcel è stato lo strumento per bloccare le chiamate telefoniche tra i dirigenti di governo, cosi come per localizzarli.

In previsione del golpe e di una possibile reazione del governo, che avrebbe potuto tagliare il segnale delle TV, grazie a Cisneros era pronto un ponte con il Messico per rimandare il segnale via satellite. Ma in quell’occasione l’unico canale oscurato è stato quello statale, con un lavoro da specialisti.

In Aprile, mentre dai “barrios” migliaia di persone erano in strada, chiedendo a gran voce la liberazione del Presidente Hugo Chavez a difesa della legalità costituzionale, le Tv private trasmettevano telenovelas e cartoni animati.

Dopo il golpe e la recente serrata, il tam—tam dei sostenitori del governo ha lanciato una campagna di boicottaggio dei media che mentono. Da parte sua, il governo ha a disposizione un canale televisivo, una radio, nessun mezzo della carta stampata. Una sola Tv ed una radio nazionale Nelle mani dell’opposizione, gli altri canali televisivi a copertura nazionale ed innumerevoli canali locali, oltre alla quasi totalità della stampa nazionale e periodici locali. Sono quelli che “denunciano” le minacce alla libertà di stampa da parte del “castro-comunista” Chavez, immediatamente amplificati a livello internazionale.

Tra i più attivi megafoni, l’organizzazione “Reporters Sans Frontieres” con sede in Francia. La vecchia S. I. P. (Sociedad lnteramericana de Prensa, che riunisce i proprietari dei media latinoamericani) grida contro la “dittatura”. Quello descritto da questi solerti signori sembra davvero il regno del terrore, tra torture e repressione. Sembra la vicina Colombia su cui, al contrario, la S. I. P. non spende molto inchiostro.