L’oasi felice cilena: destre e poteri forti

di Marco Consolo –

C’era una volta un’oasi felice (l’ex presidente Sebastian Piñera dixit), una specie di castello incantato, idilliaco e magico. Un Paese di cui molti si vantavano per essere un esempio di onestà e trasparenza, dove la corruzione non arrivava in Parlamento, meno tra le Forze Armate, i Carabineros, gli imprenditori e tra i professionisti meno esposti come gli avvocati. Si guardava con una certa superiorità e un po’ di disprezzo fuori dai confini di un “Paese civile” come il Cile, circondato da vere e proprie “Repubbliche delle banane”. Un Paese che nella narrazione interessata della dittatura civile e militare di Pinochet, anche grazie alla sua “mano dura” aveva messo al bando il “malcostume” della corruzione nelle istituzioni pubbliche e la criminalità organizzata. Le Forze Armate, i Carabineros e la Chiesa cattolica erano le istituzioni che più godevano di credibilità da parte dei cittadini.

Poi, piano piano, il miraggio è svanito, la realtà ha superato l’immaginazione e il castello incantato è cominciato a crollare, sotto i colpi delle inchieste giudiziarie di quella parte della magistratura cilena non legata a doppio filo con il potere e grazie ai procedimenti dagli stessi Stati Uniti e dalla Spagna. All’inizio, le inchieste misero in luce i numerosi e milionari conti bancari all’estero del dittatore (a partire dal “Caso Riggs” [1]) e la trama di corruzione nelle FF.AA..

Poi, negli anni, i vertici apicali sia delle FF.AA. che dei Carabineros sono stati travolti da inchieste giudiziarie note come “Milicogate” [2] e Pacogate” [3], per appropriazione indebita di fondi pubblici, uso improprio di fondi riservati, arricchimento illecito, sottrazione dei fondi pensioni interni all’istituzione con l’inganno, etc.

Da ultima, la Chiesa cattolica ha iniziato a perdere colpi e credibilità per i numerosi scandali di pedofilia coperti dalle gerarchie locali (e non solo) con la migrazione di molti fedeli verso le Chiese evangeliche, in diversi casi vere e proprie “sette personali” di qualche predicatore in cerca di adepti e fondi.

Ma in queste settimane, è scoppiato uno scandalo che non ha precedenti, visto che non si tratta di qualche “mela marcia”. I massimi vertici delle due istituzioni principali di pubblica sicurezza, ovvero la Polizia di Investigazioni (PDI) e Carabineros,  sono sotto i riflettori, proprio quando la campagna contro il “dilagare della delinquenza” è il cavallo di battaglia della destra locale. Il Direttore Generale della PDI, Sergio Muñoz, si è appena dimesso, travolto da intercettazioni telefoniche in cui si è scoperto che filtrava informazioni riservate su procedimenti giudiziari in corso a Luis Hermosilla, un avvocato di lungo e complesso corso, ben collocato nel potere politico, finanziario e giudiziario.

Ed il Generale Ricardo Yáñez, a capo dei Carabineros, traballa per le accuse relative alla violazione dei diritti umani durante la “rivolta sociale” del 2019. Rimane in sella almeno fino al prossimo 7 maggio, data in cui saranno probabilmente formalizzate le accuse nei suoi confronti. Mentre il governo di Gabriel Boric non si pronuncia formalmente e non lo rimuove, Partito Comunista e Frente Amplio (entrambi parte integrante del governo) ne chiedono a gran voce le dimissioni. Ma andiamo con ordine.

La “porta giratoria”

Anche in Cile, le “porte giratorie” garantiscono influenza e potere. Alla fine del proprio mandato, pochi privilegiati passano allegramente a ricoprire cariche nel settore privato o anche in quello pubblico. Gli ex comandanti in capo delle Forze Armate, dopo aver gestito informazioni sensibili, spesso “arrotondano” la pensione ed i loro numerosi privilegi istituzionali: entrano nei consigli di amministrazione di consorzi privati, rilasciano interviste su temi di sicurezza e politici, ricoprono incarichi pubblici e sono candidati ed eletti, finora sempre nei partiti delle destre. Per chi ha ricoperto posizioni sensibili e di grande responsabilità nel campo della difesa e della sicurezza nazionale non ci sono limiti di tempo o di spazio. Al contrario, sono più che benvenuti.

Diversi ex capi delle Forze Armate e dei Carabineros sono stati eletti a destra in Parlamento, e non bisogna dimenticare i “senatori designati” dalla “costituzione” della dittatura, mantenuti per molti anni dopo il periodo post-dittatoriale.

L’ex capo dell’Aeronautica, Ricardo Ortega Perrier, è stato eletto consigliere costituzionale del Partito Repubblicano, partito nostalgico della dittatura. Prima di lui, l’ex comandante in capo della Marina, Jorge Arancibia, è stato membro della Convenzione costituzionale per l’Unione Democratica Indipendente (UDI) nochè senatore del partito che per anni è stato il “braccio politico” della dittatura. Oscar Izurieta, ex capo dell’esercito, è stato sottosegretario alla Difesa con l’ex presidente Sebastián Piñera. E, dulcis in fundo, un ex comandante in capo, Juan Emilio Cheyre, è stato presidente del Servizio elettorale, promosso da Piñera, con l’approvazione di vari partiti politici.

Per quanto riguarda l’esercito, ad oggi, sei dei sette ex comandanti in capo del periodo post-dittatura sono stati processati per reati finanziari, corruzione e violazione dei diritti umani.

Le uniformi macchiate dei Carabineros

Gli ultimi tre direttori generali dei Carabineros sono stati indagati e/o processati per reati finanziari, frodi e violazioni dei diritti umani. L’attuale direttore dei Carabineros, il Generale Ricardo Yáñez, è sotto accusa per violazione dei doveri d’ufficio in casi di arresto illegale e violazioni dei diritti umani durante la “rivolta sociale”. In uno dei tanti episodi “anomali”, alcuni dirigenti politici e parlamentari dell’opposizione democristiana e di destra hanno fatto visita pubblica al generale nella sede istituzionale per dargli sostegno politico. Il generale ha posato con loro per le foto, in un’operazione mediatica a dir poco anomala per un’autorità di polizia di alto rango e non deliberante.

Gli scheletri nell’armadio della PDI 

Gli ultimi due direttori generali della Polizia di Investigazioni (PDI) sono processati per appropriazione indebita, falsificazione di documenti pubblici, riciclaggio di denaro, fuga di informazioni da casi riservati e riciclaggio di attivi. Ad essi vanno sommati gli ufficiali e i funzionari dei Carabineros indagati e processati per falsificazioni, false testimonianze, irregolarità, abusi, mancato rispetto dei protocolli e violazioni dei diritti umani.

I casi del “Pacogate” e del “Milicogate”, in cui ufficiali, sottufficiali e funzionari dei Carabineros e dell’esercito hanno effettuato operazioni finanziarie fraudolente a spese dell’erario, per importi multimilionari, hanno occupato le prime pagine negli anni scorsi.

Poteri forti, magistratura e Servizio elettorale

La crisi politica ed istituzionale coinvolge anche altri settori, in particolare la magistratura, in un quadro rarefatto i cui contorni vengono alla luce poco a poco. Al centro ci sono i poteri forti, un’oligarchia di poche famiglie che muove i fili del potere, del denaro, della politica, dei mezzi di comunicazione e delle istituzioni. Una élite che piazza loschi personaggi in posti pubblici grazie a quote politiche.

È il caso dell’attuale Procuratore nazionale del Cile, Ángel Valencia Vásquez, fresco di nomina parlamentare piena di polemiche. Già consigliere parlamentare della destra di Renovación Nacional (RN), eletto Procuratore come “terza scelta” dopo che le destre avevano affondato altre due candidature “scomode”. Consulente diretto del senatore di RN Alberto Espina (ex ministro della Difesa nel governo di Sebastián Piñera), Valencia ha lavorato nel suo studio legale, legato alle inchieste giudiziarie dei comuni di Vitacura, Lo Barnechea e Ñuñoa, per casi di irregolarità e corruzione, quando erano in mano a sindaci di destra. Una foto in una cena conviviale, insieme all’ex ministro degli Interni e “colonnello” dell’Unione Democratica Indipendente (UDI), Andrés Chadwick, mostra i rapporti di Valencia con gruppi dell’élite cilena. Facile prevedere il suo scrupolo protettivo verso personaggi di quel settore legati ad atti illeciti. Eclatante il suo recente intervento “a gamba tesa” contro la portavoce del governo, la comunista Camila Vallejo, che ha parlato di una possibile rete di corruzione basata sulle intercettazioni giudiziarie del capo della PDI, mettendola in discussione ed entrando in un dibattito politico. Lungi dall’ “eseguire i corrispondenti atti di indagine”, il Procuratore nazionale appare coprire e servire altri interessi, grazie ai suoi legami con l’élite politica conservatrice.

Ma non è il solo caso. Andrés Tagle Domínguez dal 2021 è il presidente del Consiglio di amministrazione del Servizio elettorale del Cile (Servel), l’organismo incaricato di garantire la trasparenza e il corretto svolgimento delle elezioni. Tagle era membro della Commissione politica della UDI e “l’esperto elettorale” del partito. Durante il governo Piñera è stato consulente per le questioni elettorali della Segreteria della Presidenza, per poi diventare presidente del Servel nel secondo governo Piñera, sostenuto dalla maggioranza di destra del Senato, secondo la logica delle quote politiche binominali. Ingegnere commerciale dell’Università Cattolica, Tagle è stato direttore della potente Corporazione del rame (Codelco), direttore e consulente di aziende e società finanziarie e vicepresidente dell’influente Associazione delle assicurazioni sanitarie private (Isapres). Un uomo legato a doppio filo alle élite politiche e finanziarie del Paese è quindi oggi responsabile del Servizio Elettorale.

Prossime sorprese ?

Le intercettazioni del telefono dell’avvocato Hermosilla hanno avuto un forte impatto sull’opinione pubblica, confermando il controllo dei “poteri forti”, come élite politica e finanziaria che tira i fili del potere. L’indagine è ancora in corso e ci si aspettano molte altre sorprese potrebbero uscire dalle intercettazioni telefoniche e dalla rete di contatti per gestire e/o disturbare casi giudiziari, intervenire nell’operato di organi dello Stato, influenzare decisioni sulla nomina di giudici, ricevere illegalmente rapporti riservati della polizia.

Finora nei messaggi del suo cellulare appaiono menzionati tutti personaggi legati alla destra economica e politica cilena: l’ex presidente Sebastián Piñera (di cui Hermosilla sosteneva essere l’avvocato), l’ex ministro degli Interni di Piñera, Andrés Chadwick, l’ex sovrintendente Felipe Guevara, l’ex sindaco Raúl Torrealba, alcuni giudici e casi giudiziari relativi a temi come la compravendita dell’azienda mineraria Dominga e del Casinò Enjoy.

Finora, la rivelazione più delicata è che l’ex direttore del PDI, Sergio Muñoz, ha fornito informazioni riservate a Hermosilla. Quest’ ultimo era appena stato coinvolto nella fuga di notizie di una conversazione audio in cui si parlava, tra l’altro, di tangenti a funzionari dell’Agenzia delle Entrate e della Commissione per il Mercato Finanziario. Nell’audio sono citati più di 50 uomini d’affari e personaggi dell’élite. Le intercettazioni e l’audio di quella conversazione sono un esempio plastico di come funziona la ristretta oligarchia al potere in Cile. Con i cittadini come spettatori, all’oscuro di ciò che accade realmente nei “salotti che contano”.

Liberi tutti

Anche in Cile l’impunità regna campante. Hermosilla è ancora libero, non è nemmeno ricercato per traffico di influenze o gestione illegale di informazioni riservate di polizia. È in buona compagnia, visto che in Cile grandi uomini d’affari e capi di gruppi finanziari processati per casi di corruzione, irregolarità, finanziamento illegale di campagne politiche, continuano a ricoprire le loro cariche. Uno dei casi più eclatanti è quello di Ponce Lerou (genero di Pinochet) presidente per più di venti anni dell’azienda chimica Soquimich (privatizzata con il golpe e regalatagli da Pinochet), coinvolto direttamente in casi di delitti tributari e corruzione (Caso Cascadas [4]). La Soquimich recentemente ha addirittura chiuso accordi strategici con lo Stato per lo sfruttamento del litio, di cui il Cile è tra i principali produttori.

Ad oggi, nessuno di questi grandi uomini d’affari e finanzieri ha scontato pene di carcere significative, ad eccezione di pochi mesi dietro le sbarre o di  qualche risoluzione giudiziaria per frequentare “corsi di etica”. Mentre le galere si riempiono come sempre soprattutto di “poveri cristi” (magari colpevoli di commercio ambulante), sono decine i dirigenti di grandi aziende coinvolti in casi di corruzione, concussione, frode e collusione, allegramente a piede libero.

Con l’ombra della criminalità organizzata, del narco-traffico e della corruzione finanziaria che si allunga sul Paese, la Corte Suprema ha rilasciato una dichiarazione in cui afferma che “l’attuale sistema costituzionale e giuridico potrebbe consentire alcuni spazi di opacità”.

Con un governo senza la maggioranza in Parlamento, una quasi inesistente mobilitazione di piazza ed una crisi sociale che non accenna a diminuire, la crisi di credibilità istituzionale  e la destabilizzazione continuano.

 

 

[1] https://ciperchile.cl/wp-content/uploads/CASO-RIGGS-SENTENCIA.pdf

[2] https://www.theclinic.cl/2019/08/20/milicogate-la-historia-de-la-investigacion-publicada-por-the-clinic-que-noqueo-al-ejercito/

[3] https://cooperativa.cl/noticias/pais/ff-aa-y-de-orden/carabineros/pacogate-fiscalia-pide-mas-de-20-anos-de-carcel-para-exdirectores-de/2023-10-24/070028.html

[4] https://www.ciperchile.cl/2014/10/20/caso-cascada-asi-se-perdio-la-plata-de-los-afiliados-a-las-afp/

Fonte : https://elsiglo.cl/notas-del-reporteo-pais-con-anomalias/

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