Le manovre degli Stati Uniti per “globalizzare” il Sud America

di Marco Consolo – Liberazione 9-6-2001

Manifestazione contro il G8 a Trieste

 

Nello schema della globalizzazione capitalista, l’America Latina ricopre un ruolo fondamentale.

 

Dopo l’accordo Nafta in vigore dal 1994, che stabilisce una zona di libero scambio tra Canada, Stati Uniti e Messico, oggi gli Stati Uniti spingono per una approvazione accelerata dell’Alca (Area di Libero Commercio delle Americhe) con un potenziale di più di ottocento milioni di consumatori.

Nelle previsioni questa area dovrebbe coprire un mercato che va dal Canada fino all’Argentina. Contro l’Alca, in concomitanza con le riunioni ufficiali, vi sono state le recenti mobilitazioni continentali a Buenos Aires e in Quebec.

 

Grazie all’artificio ipocrita di una “clausola democratica” imposta dagli Stati Uniti, poco prima della sua mancata elezione nella Commissione Diritti Umani delle Nazioni Unite, dall’Alca è stata esclusa Cuba, vero e proprio incubo per la Casa Bianca.

 

La dollarizzazione

 

Sul versante economico la dollarizzazione diretta delle economie di Panama, Ecuador, El Salvador (con l’abolizione delle monete locali) rafforza la tradizionale “dollaro-dipendenza” del continente, mentre l’aggravamento delle politiche neo-liberiste in tutto il continente prepara la strada alla applicazione dell’Alca entro il 2005. Una “polpetta avvelenata” che sta provocando mobilitazioni in molti paesi (Ecuador, Bolivia, Colombia, Argentina, Puerto Rico).

 

L’agenda dell’Alca, è la stessa dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (brevetti, proprietà intellettuale, appalti, etc.).  I tempi della sua realizzazione e lo schema di negoziato bilaterale che gli Usa propongono ha incontrato resistenze da parte di diversi governi del Cono Sud, che guardano al multilateralismo come prospettiva per rafforzare la loro capacità negoziale.

 

Sul versante politico-militare, il famigerato Plan Colombia si caratterizza per essere il “braccio armato” della globalizzazione nel continente. Un investimento di risorse impressionante (1.300 milioni di dollari), in gran parte armamenti made in Usa, destinato a “pacificare” un paese turbolento come la Colombia, che ha visto crescere in maniera drammatica i massacri dei

paramilitari, vero e proprio strumento del terrorismo di Stato. Dopo le “guerre umanitarie“ all’uranio impoverito, la “guerra al narco-traffico” e la “lotta alla droga” sono  l’ultima invenzione mediatica di marketing per avere consenso internazionale.

 

I rischi di un conflitto

 

Oltre all’obiettivo di far saltare il delicatissimo processo di pace con la guerriglia delle Farc-Ep e ad impedire l’inizio di quello con l’altro movimento guerrigliero, l’Eln, il Plan Colombia sottopone a ricatto i paesi vicini che gli Stati Uniti cercano di coinvolgere tramite la cosiddetta “Iniziativa Andina”.

 

Un prestito di 900 milioni di dollari proposto da Bush, che cerca di tenere al guinzaglio i paesi andini limitrofi (Ecuador, Bolivia, Peru) ed a smorzarne le critiche e le paure di coinvolgimento in un conflitto regionale. Ed è così che i “prestiti” del Fmi, della Banca Mondiale e delle Banche regionali aggravano il pesantissimo fardello del debito estero della zona. In particolare, per quanto riguarda il debito colombiano, in un recente incontro con i 10 paesi “facilitatori” del processo di pace (tra cui l’Italia) le Farc-Ep hanno proposto la moratoria per 5 anni del pagamento del “servizio del debito” che rappresentano ben il 56 % del Pil annuale colombiano.

 

Rispetto alla Colombia, l’obiettivo dell’escalation della guerra in corso e della sua “narcotizzazione” è quello dell’appropriazione delle enormi risorse naturali, della realizzazione dei macro-progetti economici della Banca Mondiale soprattutto in agricoltura e infrastrutture, oltre che il controllo strategico della Amazzonia e della sua bio-diversità, anche per quanto riguarda il controllo dei brevetti sulle risorse alimentari e su quelle medicinali.

 

Il recente scontro tra le multinazionali farmaceutiche ed il Sud Africa  (ed oggi con il Brasile) sulla possibilità di produrre in proprio i medicinali anti-Aids la dice lunga sulla portata della battaglia in atto.

 

Negli stessi giorni della mobilitazione di Genova, in Salvador si terrà un “Incontro internazionale di Solidarietà e per la Pace in Colombia ed in America Latina” (20-22 luglio) con la presenza di tutto il continente e di delegazioni dal resto del mondo. Il ponte ideale tra le due iniziative è lo stesso che ha accompagnato le mobilitazioni antiglobalizzazione degli ultimi tempi, in particolare quella di Porto Alegre. Se è vero che “un altro mondo è possibile”, anche nelle mobilitazioni di piazza l’Alca ed il Plan Colombia dovranno essere al centro del dibattito.