Requiem per una legge

di Marco Consolo – Liberazione 12-3-2001

 

Il ministro degli Esteri Lamberto Dini


Fino all’ultimo momento abbiamo sperato di non dover scrivere questo articolo, ma dall’inizio era forte il sospetto che sarebbe andata così. Troppi gli interessi in gioco, troppi coloro i quali, apertamente o dietro le quinte, hanno lavorato perchè la riforma della cooperazione non si facesse. Mai una riforma aveva trovato un consenso parlamentare così ampio, mentre per l’intera legislatura il governo di centrosinistra ha covato molte  serpi in seno.

In prima fila certo il Ministro Dini, il ministro degli affari, più che degli affari esteri, attento al bussines, più che alle popolazioni povere del pianeta.

Subito dietro il potente segretario generale della Farnesina Umberto Vattani, coinvolto in passato nell’inchiesta P2 e poi prosciolto, l’uomo ombra che ha difeso con le unghie lo strapotere delle “feluche”. Lo stesso che, in barba al governo del centrosinistra, organizza il recente tour europeo di Berlusconi.

Ed il generoso Dini ha appena promosso il fratello, il fedelissimo Alessandro Vattani, ad ispettore generale della Farnesina e degli uffici all’estero. Tutto in famiglia.

Ma altri non sono stati certo da meno nel governo di centro-sinistra. Il ministro del Tesoro Visco ha difeso fino all’ultimo i criteri contabili dei tecnocrati e dei ragionieri di Stato. La riforma ne avrebbe diminuito sostanzialmente il controllo sulle ingenti risorse.

Poi il ministro Bassanini, timoroso di una riforma anche istituzionale che separasse decisione politica e gestione di progetti e risorse che sarebbero state affidate ad una agenzia ad hoc.

 

Di certo la Confindustria non ha mai mollato la presa degli appalti (molti a trattativa privata) ed ha sempre utilizzato la cooperazione come apripista per mercati ed affari futuri.

 

Dulcis in fundo, non bisogna dimenticare i servizi segreti, che nei palazzi del potere, dalla Farnesina alla Sace, dal Commercio Estero alla Simest, hanno sempre trovato coperture. Appoggi che hanno permesso di utilizzare la cooperazione per traffici di tutti i generi, dalle armi alle scorie tossiche.

 

Chi tocca muore e la strada della cooperazione è cosparsa di cadaveri: i giornalisti Alpi, Hrovatin, Palmisano, la crocerossina Luinetti, l’ex-presidente della Commissione d’inchiesta parlamentare on. Mensorio, il “gladiatore” Li Causi ed il maresciallo Mandolini, uomo di fiducia del gen. Loi.

 

A futura memoria, tutto deve continuare come prima, anzi peggio.